Ma il premier lo vedrà: vero test sulla manovra
ROMA – «I problemi sono tanti, ma resto convinto che affrontandoli uno a uno e risolvendoli con pazienza ne usciremo più forti…». Enrico Letta non perde l’ottimismo con cui è rientrato dagli Stati Uniti dopo l’assist di Obama. Il premier è rimasto spiazzato dai toni di Mario Monti, eppure il rapporto con il suo predecessore non si è interrotto. E quando lo incontrerà, nelle prossime ore, è convinto che il chiarimento sarà pieno e che l’esecutivo potrà riprendere il suo lavoro «pancia a terra». D’altronde al telefono Monti gli ha ribadito lealtà e sostegno: «Non voglio far cadere il governo, voglio incalzarlo per evitare altri errori».
La reazione ufficiale di Palazzo Chigi è il «no comment», ma l’impatto delle parole di Monti è stato forte e ha messo alla prova la resistenza di Letta a polemiche e aut aut, in una domenica che sperava di tregua. Sentirsi dire «si scrive Letta ma si legge Brunetta» e che il suo governo è «inginocchiato al Pdl» non gli ha fatto certo piacere, ma reagire a caldo non è nel suo stile. Certo il premier non può (e non vuole) prendere posizione sullo scontro interno a Scelta civica. Per lui il sostegno dei centristi è garantito dalla presenza di Mario Mauro al governo, il quale non a caso ha partecipato alla conferenza stampa dopo il via libera alla legge di stabilità.
Si dice che Monti abbia chiesto a Letta, già da settembre, di procedere a un rimpasto e persino che l’ex premier punti dritto alla poltronissima di Fabrizio Saccomanni, ma sono tutte voci che Palazzo Chigi assolutamente non conferma e dalle quali Letta si tiene lontano. Voci che Benedetto Della Vedova smentisce categoricamente: «L’idea di un rimpasto chiesto da noi è destituita da ogni fondamento».
Il premier tira dritto. Non vuole cambiare la sua squadra, né pensa di aprire alla richiesta di Monti di un «contratto di coalizione». E se in Parlamento c’è chi ricama su presunte gelosie generazionali nei confronti di Letta, reduce da un innegabile successo negli Usa, nell’entourage di Monti raccontano che i rapporti del professore restano «eccellenti», sia con Letta sia con il ministro dell’Economia. «Semmai è Alfano a creare problemi», rilanciano i parlamentari più vicini a Monti.
Il premier non si sente sotto attacco e non si schiera. Per lui quel che conta è la stabilità e pensa che Scelta civica continuerà a garantirla, pur nel nuovo assetto interno che potrebbe determinarsi. «Nervi saldi e lavorare» è il mandato del premier, che si sente a posto con la sua coscienza politica: «Non abbiamo mai ceduto a Berlusconi sull’Imu — non si stanca di ripetere Letta —. La rimodulazione della legge sulla casa era anche nel programma del Pd».
A Monti il premier ha sempre reso il merito, nelle occasioni ufficiali tra Europa e Stati Uniti, di aver portato l’Italia fuori dalla procedura di infrazione grazie al rispetto dei vincoli di bilancio. Un filo rosso europeista che il presidente del Consiglio non ha mai sconfessato. Il che autorizza i collaboratori del capo del governo a pensare che non sia il premier la causa scatenante dell’ira di Monti.
Letta sa bene che la legge di stabilità sarà un passaggio parlamentare durissimo, sta valutando l’opportunità di varare una cabina di regia coordinata con Palazzo Chigi (come chiedono tra gli altri Brunetta e Damiano), ma ancora non ha deciso. Per ora si è limitato ad affidare a Stefano Fassina la regia dell’iter parlamentare e la soluzione dei problemi aperti. «Non è a chiacchiere né a colpi di polemiche o ricatti che si misura la forza di una maggioranza, ma sul campo — è il ragionamento di Letta —. La finanziaria sarà il nostro banco di prova». Un monito che vale per Monti, per Berlusconi e anche per Epifani e Renzi.
Ieri mattina, nella sua casa di Roma, Letta ha lavorato al discorso che terrà oggi in Confindustria sull’agenda digitale, poi si è dedicato alla Libia, contento di aver ricevuto risposte positive al suo pressing per la formazione della polizia di frontiera locale: nelle prossime ore scatterà l’operazione, di concerto con americani inglesi e francesi.
Monica Guerzoni
Related Articles
Il Ppe apre la porta A favore di Alfano c’è un asse trasversale
L’adesione possibile di un nuovo soggetto
L’anno zero del capitalismo italiano
In edicola con “Repubblica” il nuovo iLibra Massimo Giannini svela i vizi del nostro capitalismo. Quei “salotti furbi” che frenano l’Italia
I 5 Stelle occupano le Camere Grillo: commissioni o è un golpe