L’ultimo schiaffo di Priebke «Impossibile dire no a Hitler»

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ROMA — Una persona che ha frequentato negli ultimi anni il capitano delle SS e ha parlato a lungo con lui in più occasioni, ieri è stato colto da un dubbio: il video diffuso dall’avvocato Paolo Giachini non sarà lo stesso pubblicato nel 2003 a corredo dell’autobiografia di Erich Priebke intitolata «Vae Victis»? «E già perché negli ultimi due anni — insiste l’amico — il capitano aveva perso l’udito, era diventato praticamente sordo, perciò è molto strano che in questo documento egli risponda a Giachini senza avvalersi di un apparecchio acustico e anzi mostrando di capire bene le domande, senza farsi ripetere…».
Dubbi a parte, quello che dice Priebke, seduto in camicia celeste, gilet scuro e un orologio color argento davanti a una libreria, mentre Giachini lo interroga fuori campo, è ugualmente agghiacciante. L’orrore non passa mai di moda: «L’esecuzione fu terribile ma era impossibile dire di no» agli ordini che venivano direttamente da Hitler, prova così a giustificarsi il boia delle Fosse Ardeatine. Chi non avesse sparato sui prigionieri sarebbe stato a sua volta fucilato, afferma Priebke, parlando in italiano ma con forte accento tedesco.
Alla sua destra c’è un mandala, un diagramma colorato dal valore simbolico e rituale. È la casa di Boccea, la casa di Giachini, dove l’ex nazista viveva dal ‘98. Priebke parla così dell’attentato in via Rasella: «Il Gap, i comunisti italiani, fecero l’attentato contro una compagnia di polizia tedesca, erano uomini dell’Alto Adige, dunque italiani. Sapevano perciò che dopo l’attentato viene la rappresaglia». Il feldmaresciallo Adolf Kesserling li aveva avvertiti, secondo l’ex ufficiale. «Ma loro (gli attentatori, ndr ) fecero ciò di proposito perché pensavano che la rappresaglia poteva provocare una rivoluzione della popolazione».
Il video è molto più ampio — dice Giachini — ma gli premeva diffondere questo estratto di 3 minuti e 40 secondi per tentare di smontare l’immagine di «mostro» del suo assistito. E alla fine del dvd compare infatti il testo della dichiarazione resa da Priebke al processo nel 1996: «Come credente non ho mai dimenticato questo tragico fatto — disse a proposito della strage del 24 marzo 1944 —. Per me l’ordine di partecipare all’azione fu una grande tragedia intima. Penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai vivi nel loro dolore». «Io avrei voluto diffonderlo quando lui era ancora in vita — chiosa il suo legale — ma il signor Priebke pose un veto fermissimo: aveva paura di tornare in carcere a causa delle sue parole, perciò mi disse di aspettare la fine».
Le reazioni comunque sono durissime: «Provocazioni e falsità» tuona, nonostante l’età avanzata, Massimo Rendina, vicepresidente dell’Anpi (l’associazione dei partigiani) ed ex comandante della brigata Garibaldi: «Le parole di Priebke non toccano minimamente il valore della Resistenza». E Giulia Spizzichino, ebrea di 86 anni, che ebbe la famiglia sterminata tra Auschwitz e le Fosse Ardeatine, non crede neppure lei alla versione dell’ufficiale nazista: «Mai un tedesco fu ucciso per aver detto no ad un ordine, al massimo veniva degradato o mandato a combattere in prima linea». Insomma, solo menzogne.
Ora c’è in preallarme una base della Luftwaffe, l’Aeronautica militare tedesca. Dall’aeroporto di Pratica di Mare, la bara di Erich Priebke non si è mai spostata (contrariamente alle indiscrezioni della notte scorsa) e anzi ieri mattina è stata finalmente «zincata» (a questo punto anche i minimi dettagli possono acquistare un significato): che sia imminente il decollo? Il prefetto Giuseppe Pecoraro con un’ordinanza ha vietato ieri la sepoltura nel territorio della Capitale «per motivi di ordine pubblico» e ha smentito che i servizi segreti abbiano cominciato ad occuparsi della faccenda.
«Ho avuto mandato dalla famiglia del signor Priebke — ha dichiarato ieri l’avvocato Giachini — di prendere contatto con l’ambasciata tedesca, cosa che ho già fatto. La richiesta di sepoltura in Germania non è stata ancora formalizzata, ma c’è stata una prima presa di contatto in questo senso. Il console ci ha rassicurato che Priebke, come cittadino tedesco, ha diritto all’inumazione in Germania…». Sembra uno spiraglio. Una luce in fondo al tunnel dopo una settimana di buio pesto.
Fabrizio Caccia


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