Povertà, sempre più persone con figli chiedono alla Caritas cibo e abiti

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ROMA – Sempre più persone si rivolgono ai centri d’ascolto per chiedere beni e servizi materiali dal cibo, agli abiti ai servizi per l’igiene personale. Una tendenza in crescita dal 2011: negli ultimi due anni questo di domande sono passate dal 67,1 per cento al 75,6 per cento delle richieste totali con un incremento dell’8,5 per cento. Lo rivela un documento diffuso oggi dalla Caritas italiana in occasione della Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà.

Da un monitoraggio sul 24 per cento dei centri d’ascolto (369 in 53 diocesi), svolto nei primi sei mesi del 2013 emerge che delle 41.529 persone che si sono rivolte ai Centri Caritas, una su tre è italiana (31 per cento), la maggioranza sono donne ( 53,6 per cento), il 62,4 per cento è disoccupato e il 74,7 per cento ha figli. A chiedere aiuto nel 16 per cento dei casi sono persone senza fissa dimora, mentre il 34 per cento degli utenti ha gravi problemi di povertà economica. Secondo il documento, inoltre, mentre aumenta la domanda di beni e servizi materiali, nel primo semestre 2013 sono meno le persone che richiedono sussidi di tipo economico: si passa dal 10 per cento del 2012 al 4,8 per cento.

Nel testo la Caritas, chiede che il Governo metta in atto interventi normativi di contrasto alla povvertà. In questo senso l’organizzazione esprime soddisfazione per l’inserimento nella bozza della legge di stabilità dell’attivazione del Fondo nazionale di aiuti alimentari per gli indigenti (previsto dalla legge 324/2012) con lo stanziamento di 5 milioni di euro per il 2014, “che tuttavia -sottolinea Caritas – risulta ancora insufficiente rispetto alle necessità”. L’organizzazione chiede inoltre di estendere la “perequazione automatica dell’importo delle pensioni a tutti gli assegni previdenziali. Questo intervento -si legge nel documento – oltre a garantire il principio dell’equità del trattamento andrebbe a coprire stati intergenerazionali di bisogno, riferiti alla situazione familiare più estesa, e offrirebbe un supporto ulteriore ai nuclei colpiti dalla crisi”. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, inoltre, Caritas chiede che siano adeguati alle nuove forme di lavoro “Non è infrequente che l’erogazione del beneficio economico avvenga con mesi di ritardo rispetto alla perdita del lavoro -continua il documento -. Tale ritardo penalizza le famiglie monoreddito, che hanno perso improvvisamente l’unica fonte di sussistenza, caratterizzata da modalità atipiche della posizione lavortiva”. Infine per il sostegno alla cooperazione sociale si chiede di “ripristinare il sistema di agevolazioni fiscali precedente al fine di tutelare il ruolo del non profit italiano e garantire l’esigibilità di alcuni servizi, attualmente erogati dal Terzo settore e dall’associazionismo sociale”. Invece che il reddito minimo, non abbia “trovato gli auspicati sbocchi legislativi nella legge di stabilità 2014” per la Caritas sta a sottolineare che “ancora una volta l’Italia è priva di una misura di sostegno al reddito”.

 Vengono inoltre illustrate in modo sintetico le principali linee di attività della Caritas e delle Chiese locali, in tempo di crisi, a favore delle persone e delle famiglie in difficoltà. In particolare si evidenziano le risorse aggiuntive messe a disposizione nel 2013 per sostenere gli interventi delle Caritas diocesane per acquisto di beni di prima necessità, contributi al reddito, microcredito, voucher lavoro e sostegno alle esigenze abitative. Solo da giugno a settembre 2013 sono pervenute a Caritas Italiana 22 richieste per queste progettualità da altrettante diocesi, finanziate con un importo totale di 600.000 euro.

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