Primo sì all’abolizione del finanziamento tetto alle donazioni dei privati: 300 mila euro

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ROMA — La si può vedere come una «rivoluzione che finalmente garantisce la democrazia dei partiti e la trasparenza dei finanziamenti» (Fiano, relatore Pd). O come «una legge iniqua che con la scusa di togliere il denaro pubblico invece lo lascia, tant’è che al posto di 91 milioni di euro lo Stato ne verserà tra i 74 e i 76» (Bianconi, tesoriere Pdl). Da uno scontento di destra a uno di sinistra: «Si passa da un sistema basato sul consenso a uno basato sul “censo”» (Boccadutri, tesoriere Sel). Per arrivare alla furia dei 5Stelle che citando Romanzo criminale gridano «stecca pe’ tutti… e il resto lo reinvestimo ». Ma pure, con addosso la maschera di Jolly Joker e in mano il cartello «legge truffa», «il magna-magna si allarga» (D’Ambrosio). Per concludere che «questa è una presa in giro sfacciata e colossale».
Un fatto è certo, al di là delle luci (alcune, soprattutto il principio che direttamente lo Stato non dà più soldi o rimborsi ai partiti) e delle ombre (molte, come il meritevole ma parziale intervento sulle fondazioni e il rinvio al governo della questione dello stesso socio in più aziende che può finanziare più volte). La Camera — dopo ben 5 mesi — approva e manda al Senato la legge che «abolisce» (articolo 1) i rimborsi elettorali ai partiti, quindi il finanziamento pubblico, con un meccanismo “a scalare” fino al 2017. Finisce con 288 voti a favore (Pd, Pdl, Sc, Lega), 115 contro (M5S e Sel) e 7 astenuti (Fratelli d’Italia). C’è stata una grande battaglia tra i due fronti, una vera guerra del Pdl contro Pd e Sel. Il risultato è sintetizzabile in pochi punti chiave.
Innanzitutto quella che il Pd (Fiano) chiama «la democrazia ritrovata dei partiti». Gli statuti e le regole interne che «sono un no al partito padronale», «una garanzia per le minoranze», «il diritto di difesa da processi sommari» (sempre Fiano). Le stesse regole che Bianconi, volontariamente assente per protesta («Sennò mando tutto all’aria »), ha definito «misure che esistono solo in Iran». Poi i soldi. Il cittadino, nella dichiarazione dei redditi, troverà
anche il 2×1000 con il quadratino del partito che liberamente può o non può finanziare. Si scatena Sel (Boccadutri) perché «i partiti dei ricchi avranno più soldi». «Incostituzionale» dice M5S perché così il voto non è più segreto.
Il “tetto” ai finanziamenti ha rappresentato la madre delle battaglie. Chiaramente ha prevalso un compromesso tra chi (il Pd) voleva un massimo di 100mila euro e chi (il Pdl) non voleva niente. Per consentire a Berlusconi di continuare a mantenere il Pdl e la futura Forza Italia, come ha sempre fatto. Il “tetto” si ferma a 300mila euro per i privati e 200mila per le aziende, con relative detrazioni, che Sel critica perché le aziende ci guadagnano più dei privati. Del tutto libere pure le donazioni post mortem. Non solo: resta da regolamentare la fondamentale presenza dello stesso socio in più aziende. Ma dice Fiano cge «con una regola così neppire la Merkel avrebbe potuto avere 690mila euro da Bmw». Il Pdl ha subito un doppio smacco: non è riuscita a piazzare il colpo di spugna sulla violazione del finanziamento dei partiti (niente delibera della società) che avrebbe fatto saltare processi come quello di Verdini e di Fitto. Né tantomeno i falchi, in corner, hanno stoppato la norma che consentirà alle colombe, se si sganceranno da Berlusconi e faranno un gruppo autonomo, di avere soldi. Resta aperta la questione delle fondazioni. Il Pd Sanna è riuscito a far approvare il suo emendamento per garantire «trasparenza dei bilanci, degli statuti e degli organi associativi». Ma, come dice lui, «è solo un primo passo» perché manca un tetto ai fondi come per i partiti.
Nella sfida alla trasparenza Sel mette a segno un altro colpo su Grillo. Due giorni fa Boccadutri aveva mandato a Grasso una lettera per chiedergli se Grillo aveva reso pubblica «la sua situazione patrimoniale» in quanto gestore dei fondi dell’associazione pentastellata. Dal presidente del Senato ancora nessuna risposta. Ma adesso la stessa regola di trasparenza è diventata un emendamento approvato in aula. Non resta che attendere la reazione del leader 5Stelle.


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