by Sergio Segio | 17 Ottobre 2013 7:04
DUE giorni di discussioni «molto dettagliate» fanno ripartire il negoziato sul nucleare iraniano come mai era stato in passato. Ieri il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha detto apertamente di sperare che i risultati raggiunti a Ginevra «saranno l’inizio di una nuova fase» nelle relazioni tra il suo paese e il gruppo dei 5+1 (i cinque paesi in Consiglio di sicurezza più la Germania). Anche Catherine Ashton, ministro degli Esteri europeo, ha parlato di progressi concreti, «gli argomenti non erano mai stati presentati dagli iraniani con tanta concretezza».
Gli unici a rimanere cauti, invitando alla prudenza, sono i russi: «Non vi sono ragioni per lasciarsi andare ad applausi», dice il vice-ministro Sergei Ryabkov, e anche se «i risultati sono migliori di quelli raggiunti in precedenza, ciò non ci garantisce ulteriori progressi. Le cose sarebbero potute andare meglio». Mentre chi rimane assolutamente sospettoso (e preoccupato) è il governo israeliano, che vede una bomba nucleare iraniana come una possibile minaccia diretta alla sua stessa sopravvivenza. Tanto che, per informare nei dettagli l’alleato, il segretario di Stato americano John Kerry volerà a Roma il 23 ottobre dove Bibi Netanyahu aveva organizzato una visita per incontrare papa Francesco.
Sulla concretezza dei negoziati a Ginevra un segnale piccolo ma molto concreto è che i “5+1” e gli iraniani si sono già dati nuovo appuntamento: si rivedranno il 7-8 novembre, sempre a Ginevra. Conferma del fatto che le parti non vogliono perdere tempo, e soprattutto che essendo entrate nel concreto non hanno più bisogno di girare il mondo cercando sempre nuove città per trascinare a lungo il circo itinerante di questo negoziato nucleare interminabile (si pensi solo agli incontri tenuti ad Almaty o Istanbul).
Importante anche il segnale pubblico lanciato dagli americani: ha parlato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, confermando che il suo governo giudica «utile la presentazione fatta dagli iraniani, un approccio serio e sostanziale come non avevamo mai visto fino ad oggi dagli iraniani».
Uno dei delegati che hanno partecipato ai colloqui ha detto che il piano proposto dall’Iran offre la riduzione dei livelli di arricchimento dell’uranio e del numero di centrifughe utilizzate per l’arricchimento. Secondo la stampa iraniana il piano del loro governo prevederebbe tre fasi che durerebbero da 6 mesi a un anno. Tre fasi per mettere sotto controllo il nucleare iraniano a cui Teheran vorrebbe far corrispondere la cessazione più veloce possibile delle sanzioni economiche e politiche imposte da Onu, Stati Uniti e Unione europea.
Fra le aperture concrete ci sarebbe quella che vede l’Iran accettare le ispezioni a sorpresa nei suoi siti da parte degli ispettori dell’Aiea. Le ispezioni a sorpresa sono previste dal “protocollo aggiuntivo”, una serie di regole ulteriori rispetto al “Trattato di Non Proliferazione” che l’Iran ha firmato (e il cui mancato rispetto gli è costato le sanzioni da parte dell’Onu votate all’unanimità del Consiglio di sicurezza).
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