I tagli a pensioni e statali Conti e bond, prelievo al 22% Più tasse sulle seconde case
ROMA — La riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e per le imprese che assumono in pianta stabile, l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, che sarà però in parte compensata dalla nuova tassa sui servizi municipali, l’aumento dell’imposizione sulle rendite finanziarie, una nuova stretta sul pubblico impiego, sulle spese della pubblica amministrazione, sulle pensioni d’oro e le invalidità. È questo, in estrema sintesi, il contenuto della legge di Stabilità 2014 che arriva oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri accompagnata da un decreto con il quale, oltre a destinare altri 300 milioni alla cassa integrazione in deroga per quest’anno, si dà via libera all’aumento dell’addizionale comunale Irpef a Roma dallo 0,9 all’1,2%, per coprire il buco di bilancio. L’asse portante della legge di bilancio è lo spostamento della tassazione dal lavoro e dall’impresa verso il capitale improduttivo. L’aliquota secca sulle rendite finanziarie passa dal 20 al 22% ed aumentano le imposte di bollo sul conto titoli. L’Imu sulla prima casa sparisce, ma la riforma complessiva, con l’introduzione della Trise, non dovrebbe modificare di molto il peso delle tasse sulla casa. Dall’altra parte c’è la riduzione delle imposte per imprese e lavoratori dipendenti, una manovra che dovrebbe valere tra 5 e 6 miliardi, con l’aumento delle detrazioni Irpef per i lavoratori e una deduzione per le imprese di 15 mila euro per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato.
Nel pacchetto ci sono interventi pesanti sul pubblico impiego e le pensioni. Per i dipendenti pubblici c’è la conferma del blocco contrattuale, con una nuova stretta sugli straordinari, l’accentuazione del turn over e delle misure per regolare la liquidazione. Per le pensioni scatta la deindicizzazione progressiva: per gli assegni fino a 3 volte il minimo non ci saranno conseguenze, ma per le quote di pensione oltre 6 volte il minimo l’assegno non sarà aggiornato. E, a carico di quelle più generose, scatta il contributo i solidarietà, che può arrivare al 20%.
ROMA — Ottantasette pagine per la legge di Stabilità, una quindicina per il decreto che l’accompagna. La manovra di bilancio per il 2014 approda oggi in Consiglio dei Ministri e la discussione, almeno dalla reazione suscitata dalle bozze in circolazione, non si annuncia semplicissima.
Il bonus sul lavoro
Il piatto forte della manovra di finanza pubblica del 2014 è la riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il costo del lavoro a carico delle imprese e quanto percepito dai lavoratori al netto delle tasse. Lo sgravio riguarderà entrambi, le imprese con una deduzione specifica per i nuovi assunti, ed i lavoratori dipendenti, con un aumento delle detrazioni Irpef. E dovrebbe essere solo un primo passo perché l’impatto concreto dell’operazione, almeno sulle buste paga dei lavoratori, non sarà certo enorme.
Nella bozza ci sono due ipotesi di intervento alternative, ma in ogni caso lo sgravio sarebbe decrescente e si annullerebbe per chi guadagna oltre 60 mila euro annui lordi. Per chi dichiara 12 mila euro lordi, cioè 10.023 euro netti, il beneficio varierebbe da 46 euro nella prima ipotesi a 94 euro l’anno nella seconda, mentre per chi guadagna 30 mila euro lordi lo sgravio potrebbe oscillare tra 37 e 118 euro. I maggiori vantaggi li avrebbe chi percepisce 17 mila euro lordi, con minori tasse che tra 108 e 220 euro.
Deduzioni per i nuovi assunti
Per le imprese l’abbattimento del carico fiscale avverrà con la deducibilità dall’Ires di 15 mila euro per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato, ma nella legge di bilancio ci sono altri interventi fiscali a loro favore. A cominciare dal rafforzamento dell’Ace, il meccanismo fiscale che premia la capitalizzazione delle imprese, la cui aliquota, oggi al 3%, passerà al 4,5% nel 2014 e al 6% nel 2015. A favore del mondo produttivo (ma anche dello Stato che ne ricaverà un maggior gettito) c’è anche la rivalutazione dei beni di impresa e delle partecipazioni, mentre per le banche scatta la tanto attesa deducibilità (quinquennale) delle svalutazioni per le perdite sui crediti. Anche la riforma dell’Imu porta in dote alle imprese uno sgravio: la deducibilità del 50% dell’imposta dall’Ires.
Niente Imu prima casa
Dal 2014 l’abolizione dell’Imu sulla prima casa diventa definitiva. Il minor gettito sarà compensato, in parte, dall’arrivo della Trise, la tassa sui servizi comunali. L’Imu si pagherà in ogni caso su ville, castelli e appartamenti di lusso (censiti come A1, A8 e A9), e sugli immobili a disposizione. Con qualche eccezione. I comuni, ad esempio, potranno decidere di esentare dall’imposta anche gli anziani residenti nelle case di cura, gli immobili dati in comodato ai figli (purché abbiano una rendita catastale molto bassa) e quelli posseduti dalle cooperative sociali.
Accanto all’Imu sopravvissuta ci sarà la Trise, composta da due elementi: la Tari, che è la vecchia tassa sui rifiuti, e la Tasi, la nuova imposta sui servizi comunali. La base imponibile sarà quella dell’Imu, ma le aliquote non sono ancora determinate (la Tasi, però, potrebbe essere equivalente a un euro al metro quadro). In compenso aumentano le tasse sulle rendite finanziarie, con l’aliquota della cedolare che salirà dal 20 al 22%, ed un aumento dell’imposta di bollo sul conto titoli .
Statali, straordinari meno 10%
È dal settore del pubblico impiego che la legge di Stabilità pesca buona parte delle risorse. Taglio del 10% degli straordinari rispetto ai livelli del 2013, misura ridotta al 5% per militari, polizia e vigili del fuoco. Blocco della contrattazione fino alla fine del 2014 e un tetto alla cosiddetta indennità di vacanza contrattuale, che dovrebbe compensare proprio il mancato rinnovo del contratto con un effetto che a partire dal 2014 dovrebbe far risparmiare allo Stato 440 milioni di euro l’anno. Nuova stretta sul turn over, la possibilità di rimpiazzare chi va in pensione, con un taglio di 10 punti percentuali rispetto alle quote fissate già adesso.
Viene poi cancellato il divieto della reformatio in peius dei trattamenti economici, principio adottato nel lontano 1957. Cosa vuol dire? In caso di passaggio da un ufficio ad un altro o da un’amministrazione ad un’altra il dipendente pubblico non conserverà più in automatico lo stipendio di origine se per la nuova qualifica è prevista una busta paga più leggera. Il tetto dei 300 mila euro lordi l’anno viene poi esteso a «chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche retribuzioni o emolumenti comunque denominati». Anche se si tratta solo di una norma di principio, e sarà difficile controllarne l’attuazione, si stabilisce poi che quando la pubblica amministrazione deve affittare un immobile per i suoi uffici ha «l’obbligo di scegliere soluzioni più vantaggiose per l’erario (…) valutando anche la possibilità di delocalizzare gli uffici rispetto al centro abitato storico».
Pensioni bloccate oltre i 3 mila euro
Le quote di pensione oltre sei volte il trattamento minimo Inps, ossia 3.000 euro lordi al mese, non verranno rivalutate nei prossimi tre anni. Anche quelle inferiori, a partire dai 1.500 euro lordi, avranno una rivalutazione automatica inferiore rispetto a quanto previsto oggi. Nella bozza della legge di Stabilità, si legge infatti che verranno rivalutate del 100% quelle fino a 1.500 euro; del 90% quelle fino a 2.000 euro; del 75% quelle fino a 2.500. Per quelle tra i 2.500 e i 3.000 euro la rivalutazione sarà del 50%, oltre tale soglia verranno bloccate.
Ritorna poi il contributo di solidarietà, il prelievo a carico delle pensioni oltre i 100 mila euro. La sovrattassa sarà del 5% per la parte eccedente i 100 mila euro fino 150 mila, del 10% oltre i 150 mila e del 15% oltre i 200 mila euro. C’è una differenza rispetto ai vecchi contributi di solidarietà, bocciati dalla Corte costituzionale che li aveva considerati discriminatori perché relativi solo alla categoria dei pensionati: il gettito non finirà in maniera indistinta nelle casse dello Stato ma andrà a «favore delle gestione previdenziali obbligatorie di appartenenza, con la finalità di concorrere al mantenimento dell’equilibrio del sistema pensionistico». Resta da vedere se questo correttivo basterà a superare le obiezioni di incostituzionalità.
Arriva la stretta, parziale, anche sui futuri assegni di accompagnamento. Dal 2014 gli invalidi che hanno oltre 65 anni, ma redditi sufficienti, dovranno rinunciare all’indennità di accompagnamento. Non spetterà a coloro che possiedono redditi personali di importo annuale superiore a 40 mila euro lordi, o 70 mila se cumulati con l’eventuale coniuge. Le indennità vigenti superiori ai citati redditi non verranno adeguate all’inflazione.
Un miliardo ai comuni
Viene allentato di un miliardo per il 2014 il patto di stabilità, il sacrificio chiesto a Comuni e Province per aiutare lo Stato a rispettare il limite del deficit. Le risorse aggiuntive potranno essere utilizzate solo per investimenti e non per coprire la spesa corrente. Altri 500 milioni di euro vengono scorporati dal patto per pagare i debiti della pubblica amministrazione. E qui viene aggiunta una norma severa per le amministrazioni che non si dovessero attivare con una «sanzione pecuniaria pari a due mensilità» per il dirigente che «senza giustificato motivo» non «abbia richiesto gli spazi finanziari» oppure «non abbia effettuato entro il 2014 pagamenti per almeno il 90% degli spazi concessi».
Stretta, invece, sulla spesa delle Regioni, con un risparmio di 700 milioni nel 2014 e di 800 l’anno dal 2015 in poi. Nessuna Regione e nessun ente locale potrà più ricorrere ai derivati. Finora il blocco sulla finanza derivata era temporaneo, in attesa di un regolamento.
La manovra prevede interventi anche sul fronte della spesa sanitaria, con il taglio di un miliardo nel 2014 (in parte a carico delle farmacie e delle strutture convenzionate). I tagli ammontano a oltre quattro miliardi nel triennio 2014-2016.
Meno pesante del previsto la manovra sulle ex municipalizzate, le aziende controllate dai Comuni. A partire dal 2015 le società che hanno un bilancio in perdita subiranno nell’anno successivo un taglio delle spese possibili pari al deficit, il blocco totale delle assunzioni e il taglio del 30% degli stipendi dei vertici. In caso di bilancio in rosso per due anni, non scatterà l’obbligo di vendita delle quote possedute dal Comune come era stato ipotizzato. Ma ci sarà comunque la revoca dei vertici dell’azienda.
Fondi per la cassa integrazione
Con il decreto legge collegato alla legge di Stabilità viene previsto un nuovo stanziamento da 330 milioni per la cassa integrazione in deroga nel 2013 (600 milioni sono invece previsti per il 2014 nella ddl).
Per coprire il buco di bilancio del Comune di Roma viene poi consentito all’amministrazione della Capitale di alzare dallo 0,9% all’1,2% l’addizionale comunale Irpef. C’è poi una clausola di salvaguardia al contrario per le accise sui tabacchi. Visti gli ultimi e ripetuti aumenti si stabilisce che nel caso di un calo delle vendite per «assicurare la tenuta delle correlate entrate finanziarie» si possono modificare le aliquote entro il limite dello 0,7%.
Confermato il fondo di indennizzo per le imprese coinvolte nel progetto Tav, con un tetto massimo di 5 milioni l’anno. Ci sono poi una serie di contribuiti specifici: 80 milioni per i policlinici universitari, 10 milioni per la convenzione con il Centro di produzione spa, società editrice di Radio radicale, 6 milioni per la collaborazione in campo televisivo con la Repubblica di San Marino, 3 per la Fiera di Verona.
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