“Il Mediterraneo non sia più mare di morte”

by Sergio Segio | 15 Ottobre 2013 5:48

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ROMA — Una nave anfibia con ospedale a bordo, un drone di pattuglia sul Mediterraneo, due elicotteri con visori a infrarossi. E ancora, un aereo per il pattugliamento notturno e un sistema integrato di radar a terra. Più uomini, più mezzi. «E una capacità di controllo in alto mare triplicata rispetto a ora», spiegano al ministero della Difesa. Eccola qua “Mare Nostrum”, l’operazione militare e umanitaria del nostro governo per rafforzare la sorveglianza nel Canale di Sicilia dove ancora ieri passava inosservato un barcone con 137 migranti a bordo, partito dalla Libia e arrivato a Lampedusa. E a largo di Pozzallo venivano soccorse 155 persone.
Dunque, le navi impiegate passano da tre a cinque. Alla fregata Espero e ai due pattugliatori, Libra e Cassiopea, si aggiungono un’altra fregata di classe “maestrale” e soprattutto una Lpd. L’acronimo sta per “Landing platform dock” e identifica una nave anfibia porta elicotteri a lungo raggio, che funge da centro di comando in mare, con un ospedale a bordo e la possibilità di calare gommoni di soccorso. La Marina ne ha a disposizione tre: la San Marco (133 metri di lunghezza e 165 uomini di equipaggio) sarà attiva dal 18 ottobre. Si darà il cambio con la San Giorgio. Prevista poi un’unità navale da mototrasporto costiero, per il supporto logistico e il rifornimento.
Aumentano anche gli “occhi” nel cielo. L’aeronautica ha messo ha disposizione un velivolo Atlantic per il pattugliamento notturno. Fa base a Sigonella, ha una autonomia di 10 ore circa e monta un apparecchio a infrarossi che individua fonti di calore come il corpo umano. E poi il Predator, un piccolo aereo a pilotaggio remoto che vola anche per 24 ore di fila. Ora fa base ad Amendola, vicino a Foggia, ma non è escluso che possa partire da un altro aeroporto. Sono della Marina invece i due elicotteri EH101 con sistema infrarossi e radar di ricerca di superficie e il P180, un bimotore ad elica che si alzerà da Pantelleria o Lampedusa.
«Per noi è intollerabile che il Mediterraneo sia mare di morte», dice il premier Enrico Letta che ha presieduto la riunione a Palazzo Chigi, con gli altri ministri ed i vertici militari, in cui sono stati messi a punto i dettagli dell’operazione. Il costo di “Mare Nostrum”? Al momento non è chiaro. «Ora spendiamo 1,5 milioni al mese — spiega il ministro della Difesa Mario Mauro — potenziando il sistema, si spenderà di più». Con quali soldi? «La missione — puntualizza il ministro dell’Interno Angelino Alfano — si finanzierà con i bilanci dei rispettivi ministeri. L’immigrazione va affrontata su tre livelli: la cooperazione internazionale, affinché non partano le navi dei mercanti di morte; il controllo della frontiera europea; il tema dell’accoglienza e del dispositivo nazionale».
Intanto però a Lampedusa le polemiche non si placano. Prima per la notizia, smentita però dalla procura di Agrigento, della presenza sull’isola dei basisti dell’organizzazione libica che gestisce il traffico di migranti. Poi per la dura accusa alla politica lanciata dai vescovi siciliani riuniti a Siracusa per la conferenza episcopale regionale: «Talune risposte istituzionali — dicono — hanno moltiplicato il numero delle vittime».

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