Google mette la tua faccia sulla pubblicità così l’utente del web diventa testimonial
COME sempre tutto inizia con il mutare dei termini di servizio. Modifiche minori in apparenza, ma che stavolta potrebbero trasformare il volto dei social network così come li abbiamo conosciuti. Google ha reso noto che presto sarà possibile mostrare sul suo social network, a fianco di una pubblicità, il nome, il volto e i commenti delle persone che hanno espresso apprezzamento per quella marca, esercizio commerciale o servizio. Google Plus, che oggi conta 390 milioni di utenti, si adegua così a quel che Facebook ha iniziato a fare rendendo sempre più accessibili a tutti le attività dei suoi iscritti in modo che siano sfruttabili anche commercialmente. La polemica è esplosa subito. La preoccupazione è che la privacy stia scomparendo gradualmente a causa della necessità che i colossi della Rete hanno di generare profitti. Soprattutto quelli che forniscono servizi gratuiti, come anche Facebook e Twitter, e che sono o saranno presto quotati in borsa.
«Il nostro problema non è tanto sapere cosa fanno le persone, ma come fornire servizi che li sfruttino a pieno senza spaventarle», rivela un ingegnere che lavora a Google nel settore dei motori di ricerca e che preferisce rimanere anonimo. Come dire: sappiamo già tanto, solo che non possiamo farlo vedere. Se non a piccoli passi. Uno di questi risale a quattro anni fa. Cambiando i termini di servizio, l’azienda di Sergey Brin e Larry Page cominciò ad adoperare 57 segnali provenienti dagli utenti che compivano ricerche sul suo motore. Ad esempio dove abitavano, quale tipo di browser usavano, quando e quali tipi di domande facevano. Tutto per analizzare le abitudini di chi naviga sul web e cominciare a costruire risposte personalizzate su misura. Una pubblicità sempre più efficace, sempre più pertinente, sembra la conseguenza inevitabile.
E cosa c’è di più efficace di un messaggio promozionale, magari di un gelato artigianale, che usa volti e nomi di persone conosciute con un sistema che ricorda molto quello di TripAdvisor o di altri siti basati sulle recensioni degli utenti? Mostrata magari mentre cerchiamo delle ricette per il gelato,
grazie al sistema noto come real-time bidding che mette all’asta istantanea la vendita di spazi pubblicitari mentre le persone navigano.
Ovviamente tutto il processo si basa sul consenso dato dagli utenti, senza il quale non è possibile fare alcunché. Nel caso specifico, fa sapere Google, «è possibile controllare l’utilizzo del proprio nome e della propria foto del profilo tramite l’impostazione Conferme condivise. Se l’impostazione viene disattivata, il nome e la foto del profilo non verranno mostrati nell’annuncio del panettiere preferito o in qualsiasi altro annuncio ». Peccato che molti non
sanno nemmeno dove si trova l’impostazione, ed è relativamente complesso evitare che i propri messaggi e foto su Facebook siano visibili solo ed esclusivamente dalla rete dei nostri contatti. «Stiamo raccogliendo una quantità di dati impressionante sulle persone. E con il loro permesso costruiremo servizi sempre più personalizzati», aveva annunciato tempo fa Eric Schmidt, presidente di Google, che oggi controlla il 75 per cento della raccolta pubblicitaria online. Peccato che all’epoca a nessuno sia venuto in mente di chiedergli cosa intendesse esattamente per “consenso”.
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