Letta: «Più di così non possiamo fare Adesso è l’Europa che deve muoversi»

by Sergio Segio | 12 Ottobre 2013 6:59

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ROMA — L’Italia sta facendo tutto il possibile per salvare altre vite e scongiurare altre morti, ma adesso è l’Europa che deve muoversi. E in fretta. La reazione di Enrico Letta di fronte alla nuova tragedia nel Canale di Sicilia racconta l’impegno del governo per fronteggiare le ondate di profughi e rivela, al tempo stesso, sentimenti di impotenza e preoccupazione per il futuro. «È la nuova, drammatica conferma di una situazione di emergenza — è la dolorosa ammissione dell’inquilino di Palazzo Chigi, molto provato dalla nuova conta dei morti —. Ora bisogna operare anche a livello europeo, perché più di così il nostro Paese non può fare».
Rassicurato dagli impegni non formali assunti a Lampedusa da José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, Letta ha spinto con forza perché il tema dell’accoglienza ai migranti venga inserito tra gli argomenti straordinari del Consiglio Ue di fine ottobre. E ieri sera, grazie anche alla drammatica spinta del nuovo naufragio, ha saputo dal presidente Van Rompuy che la questione sbarchi è entrata nell’agenda e che sarà discussa. Una notizia che Letta aspettava con forte ansia da giorni e per la quale ha lavorato.
Servono soldi, mezzi, serve che il progetto di una grande operazione Frontex per il pattugliamento delle frontiere, di cui ha parlato a Lampedusa il commissario Cecilia Malmström, diventi con urgenza operativo. «Il tema che noi solleviamo — spiega il ministro Mario Mauro — è il bisogno di regole nuove e più congrue per il controllo delle acque e per i richiedenti asilo, regole che si possono ottenere solo con un’intesa tra i Paesi europei».
Serve una task force, che unisca le forze di tutti i Paesi coinvolti. Come va ripetendo il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano «bisogna che l’Europa reagisca con forza e prenda in mano la situazione». Il governo si sta muovendo su tutti i fronti, non solo su quello del salvataggio di vite umane. Il Viminale ha inviato una missione di Polizia in Libia, in coordinamento con i servizi e ne ha messa in programma almeno un’altra. Perché l’instabilità politica e l’assenza di controlli, in una terra devastata dalla corruzione, favoriscono le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Da sola, però, l’Italia non ce la può fare.
Il primo dovere è il soccorso e su questo fronte il governo sente di aver fatto il massimo anche ieri. Quando il barcone carico di migranti si è ribaltato, il presidente del Consiglio era nel suo ufficio a lavorare sulla legge di Stabilità, ma si è subito attivato. Ha parlato con Angelino Alfano e con Mario Mauro, si è informato sulle operazioni di soccorso e ha incalzato a far presto. Il responsabile della Difesa risponde al telefono poco dopo le otto di sera. Il suo racconto drammatico è in presa diretta: «In questi minuti due unità della Marina militare sono sul luogo della tragedia, gli uomini impegnati nelle operazioni di soccorso sono circa centocinquanta… La nave Libra, comandata da Catia Pellegrino, unica donna su una nave della Difesa italiana, è stata la prima ad arrivare. La nave Espero è guidata dal comandante Luca Pirozzi… Stanno operando con il conforto di tre elicotteri e di due pescherecci italiani che abbiamo fatto convergere in quel braccio di mare. C’è anche una unità della Guardia di Finanza». Lo chiamano dalla nave Espero, il ministro interrompe la conversazione con il Corriere e dieci minuti dopo riprende il filo del suo tremendo racconto: «Sono le ore 21.04, sulla nave Libra ci sono 55 persone vive e, purtroppo, mi confermano vittime a bordo di una unità della Marina maltese che era di vedetta».
La strage è avvenuta in acque internazionali che sono sotto il coordinamento delle autorità maltesi per le operazioni di soccorso. Il primo ministro di Malta Joseph Muscat, che Letta incontrerà a La Valletta l’11 novembre in visita ufficiale, lo ha chiamato ieri sera per ringraziarlo della collaborazione delle nostre navi, sottolineando quanto sia importante che i Paesi europei lavorino insieme per fronteggiare «un fenomeno di portata storica». A Muscat, Letta ha dato atto del lavoro compiuto dalle unità maltesi ed entrambi hanno convenuto che si è trattato di «un’operazione aeronavale congiunta che ha permesso di salvare molte vite umane». Al Consiglio europeo sia Letta che il primo ministro di Malta porranno la questione immigrazione sul tavolo, «con forza e determinazione».
Monica Guerzoni

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