Il Fmi promuove l’Europa «I tassi? Ancora alti»

by Sergio Segio | 9 Ottobre 2013 7:18

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WASHINGTON — Per il Fondo monetario l’emergenza resta il lavoro: per l’intera Europa e per l’Italia, dove la disoccupazione potrebbe raggiungere quest’anno il 12,5% rimanendo al 12,4% nel 2014, al di sopra, seppure di poco, della media europea. «Nell’Eurozona la disoccupazione è molto alta e le tensioni sociali e politiche stanno frenando il ritmo delle riforme», avverte il rapporto degli economisti dell’organismo internazionale sulle prospettive dell’economia mondiale, presentate ieri a Washington in avvio dei lavori dell’annuale assemblea del Fondo, nel corso dei quali si svolgerà un vertice del G20 finanziario. Nei Paesi della moneta unica, tuttavia, l’economia «sta mostrando segni di ripresa», anche se ancora «deboli» e anche se non ovunque ugualmente visibili.
Così il Fmi migliora le stime di crescita di Germania, Francia — che quest’anno chiuderanno con un’economia in ripresa dello 0,5% — e anche della Spagna, mentre conferma — le aveva del resto diffuse solo due settimane fa — quelle dell’Italia, che dopo due anni di pesante recessione dovrebbe tornare alla crescita con un aumento del Pil dello 0,7% nel 2014. Il problema dell’Italia, come degli altri Paesi cosiddetti periferici, è la bassa competitività che non ha dato alle esportazioni sufficiente forza per affrontare il calo della domanda interna — ha sintetizzato il capo economista del Fondo, Olivier Blanchard. In compenso in Europa, riconosce, «sono stati fatti progressi» sul fronte del «consolidamento dei conti pubblici». E’ necessario in ogni caso «un maggiore allentamento monetario, inclusi un ulteriore taglio dei tassi di interesse e nuove misure non convenzionali per ridurre la frammentazione del mercato finanziario e facilitare l’accesso al credito soprattutto delle piccole e medie imprese».
Il focus delle analisi del Fondo, però, questa volta non è sugli affanni di Eurolandia ma sugli Stati Uniti d’America e sul loro shutdown , cioè la chiusura di gran parte dei servizi federali per carenza di fondi, dovuto alla mancata approvazione del budget, cioè la nostra legge Finanziaria. Problema che si aggiunge a quello ben più grave dello scontro nel Congresso fra Repubblicani e Democratici sul tetto al debito pubblico Usa che attualmente è di ben 16 mila 700 miliardi. Senza dimenticare le incertezze determinate sui mercati dai tempi di uscita dalle politiche di stimolo della Federal Reserve.
L’insieme potrebbe rivelarsi, secondo il Fmi, una sorta di bomba ad orologeria sull’economia mondiale. Un fallimento degli Usa, per quanto al momento improbabile e «remoto», potrebbe per esempio avere effetti globalmente recessivi, ha avvertito ancora Blanchard, secondo il quale «se il tetto del debito non sarà aumentato gli effetti saranno forti e si potrebbero avere nuove turbolenze finanziarie». Quanto allo shutdown, se non sarà prolungato avrà conseguenze limitate, ma in caso contrario potrebbe «far deragliare» la ripresa degli Usa, che comunque il Fmi vede già in calo, seppure di pochissimo, rispetto alle previsioni fatte prima dell’estate. Il presidente Usa, Barak Obama, ha fatto eco all’avvertimento del Fondo monetario internazionale. Citando il guru finanziario Warren Buffett, ha detto che il default sarebbe «una bomba atomica, un’arma troppo orribile per pensare solo di poterla usare». E’ come dire che «l’America non paga i propri debiti. E’ irresponsabile» aggiunge Obama sollecitando il Congresso a smetterla con «scuse e minacce» e a fare il suo lavoro.
Ma gli economisti di Washington hanno tagliato anche le stime di sviluppo dell’economia mondiale, portandole al 2,9% per quest’anno (dal 3,2%) e al 3,6% (dal 3,8%) per il prossimo. L’economia mondiale, ha detto ancora Blanchard, è entrata in una ulteriore «fase di transizione» con «le economie avanzate che si stanno gradualmente rafforzando e quelle dei Paesi emergenti che invece hanno rallentato». Insomma, ci sono di nuovo trend divergenti che creano tensioni anche se, secondo il capo economista del Fondo, «ci sono ragioni per essere comunque ottimisti».
Stefania Tamburello

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