by Sergio Segio | 5 Ottobre 2013 7:10
ROMA — La spending review è l’unica strada per «modernizzare davvero il Paese e liberare stabilmente risorse da destinare alla riduzione del carico fiscale e agli investimenti». Quindi: per tagliare le tasse, bisogna prima ridurre la spesa. Ne è convinto il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ha così accolto ieri la nomina del neo commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Saccomanni si è detto «certo» che Cottarelli riuscirà «nell’obiettivo di razionalizzare e riorganizzare il complesso della spesa pubblica». Cottarelli, finora direttore del dipartimento di Finanza pubblica del Fmi, inizierà il nuovo lavoro il 23 ottobre, per 3 anni e con maggiori poteri rispetto a Enrico Bondi, potendo superare il principio dei tagli lineari di emergenza. «Occorrerà del tempo per raggiungere» gli obiettivi di taglio alla spesa e miglioramento dei servizi «ma è importante procedere rapidamente sulla strada già avviata e ottenere risultati visibili fin dall’inizio», ha commentato il neocommissario. Da definire la sua retribuzione, che non potrà sforare i 300 mila euro.
Intanto, sul fronte parlamentare, prosegue il dibattito sull’Imu. «L’abbiamo presentato solo per porre una questione politica» dice Maino Marchi. Il gruppetto dei deputati del Pd, tra i quali molti «renziani», è pronto anche a ritirare l’emendamento al decreto Imu che riaprirebbe tutta la partita delle imposte sulla casa del 2013, rimettendo in discussione anche la prima rata, che quello stesso decreto invece ha cancellato. La proposta, tecnicamente, è quella di limitare l’esenzione del 2013 solo alle prime case con una rendita inferiore a 750 euro al mese, ricavandone un miliardo per ridurre l’Iva per un paio di mesi, da novembre a fine anno. Ma dal punto di vista politico appare come un tentativo di approfittare della debolezza del PdL per annullare lo sconto «erga omnes» voluto dal centrodestra a giugno, e concentrarlo sui redditi più bassi, le imprese e le categorie più deboli.
Difficile che l’operazione, così com’è, possa passare, e le stesse parole di Marchi lo confermano. L’emendamento è stato sottoscritto da quasi tutti i deputati Pd delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, ma mancano due firme fondamentali. Quelle di Matteo Colaninno, responsabile economico del Partito democratico, e quelle di Francesco Boccia, presidente della stessa commissione Bilancio. Più che all’Imu, Colaninno pensa al taglio del cuneo fiscale. «Dobbiamo concentrarci senza indugi sulla legge di stabilità che dovrà avere al centro la riduzione delle tasse sul lavoro, per ridare potere d’acquisto alle persone e competitività alle imprese» dice Colaninno. «Qualche aggiustamento è possibile, ma credo che anche il Pd a questo punto lavorerà per far passare l’attuale impianto del decreto Imu» ha sottolineato Boccia. Anche la delegazione Pd al governo frena sull’idea di riaprire il capitolo Imu. «La seconda rata si paga a dicembre, c’è tempo per discuterne» dice il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta. E lo stesso segretario Guglielmo Epifani, ieri, ha preferito argomentare sul cuneo fiscale, rispolverando la sua idea dello scomputo del costo del lavoro dall’Irap.
Per quest’anno ci sono pochissimi margini di bilancio, e anche secondo il governo non c’è spazio per intervenire ancora sull’Imu del 2013. Se proprio dovesse saltar fuori qualche soldo in più per quest’anno, cosa comunque difficile, Letta e Saccomanni preferirebbero impiegarlo per rafforzare la deducibilità Ires dell’Imu versata dalle imprese.
Per il 2014 è diverso, perché l’Imu va riformata da cima a fondo con la legge di Stabilità, ed è lì che la «questione politica» sollevata dal gruppetto dei deputati del Pd è destinata a fare breccia. Il partito di Epifani e Scelta civica hanno accettato controvoglia il principio dell’esenzione dell’Imu sulla prima casa per tutti preteso dal Pdl, proponendo di limitare il beneficio solo alle categorie sociali più deboli. Se la riforma dell’Imu dovrà essere compensativa, cioè finanziarsi al suo interno, come chiede Saccomanni, è probabile che sia questo il nuovo principio ispiratore della riforma. La legge di Stabilità, che oltre alla riforma dell’Imu porterà al taglio del cuneo fiscale, la revisione delle aliquote Iva e la probabile eliminazione della maggiorazione sui ticket sanitari, dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri tra lunedì 14 e martedì 15 ottobre. Difficile, ma non escluso, che il provvedimento possa essere varato dal consiglio dei ministri di venerdì prossimo, che servirà comunque a fare il punto della situazione. Ma soprattutto a correggere il deficit del 2013 fuori linea e finanziare le ultime spese inderogabili dell’anno: immigrati, Cig e missioni di pace.
Mario Sensini
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