Il Ppe apre la porta A favore di Alfano c’è un asse trasversale

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BRUXELLES — Ai piani alti del Partito popolare europeo, qualcuno aspetta la posta. Posta prioritaria. Nel pomeriggio del prossimo giovedì 24 ottobre, poche ore prima che inizi il vertice dei capi di Stato e di governo della Ue, si riunirà come di consueto anche il vertice del Ppe. «E quella — spiegano fonti ben informate e qualificate ai vertici del partito — può essere l’occasione ufficiale per parlare della posta in arrivo». Cioè della lettera o mail di Angelino Alfano, con la richiesta di adesione al Ppe, attesa appunto per le prossime settimane: «Molti qui la danno per scontata. Altri non ci credono proprio. E però, nei fatti, Alfano è oggi l’uomo che può dar vita a un nuovo centro-destra europeo nell’alveo del Ppe. Se vorrà farlo, naturalmente. Se prima fonderà con i suoi il gruppo parlamentare, e se subito dopo cercherà l’approdo in Europa. Vedremo».
Molti «se», ma una quasi certezza: se e quando la lettera arriverà, non troverà molti ostacoli nel Ppe, fra chi decide e anche fra i «peones». Nelle consultazioni informali di corridoio buona parte dei membri tedeschi, francesi, spagnoli e altri si sarebbe già espressa per il «sì» ad Alfano. E allora anche per il «no» a Silvio Berlusconi, cioè per la sua espulsione, come alcuni suoi avversari invocano da Roma? E la nascente Forza Italia, dove andrà a sedersi? Dovrà prima o poi bussare anche lei alla porta del Ppe: «Ma non verrà accolta — assicura Carlo Giovanardi da Roma — Lo dice pure la Merkel. Sarà un partito con delle caratteristiche incompatibili con i Popolari europei». E il Pdl attuale nell’insieme del gruppo di Bruxelles-Strasburgo? Si riuscirà a ottenere una convivenza fra tutti? «Queste sono questioni diverse e molto più delicate. Ma anche per queste, se si porranno, basterà aspettare il 24 ottobre e ne saprete di più».
Nell’attesa, tre diversi portavoce del partito alzano lo scudo del «no comment» davanti a qualsiasi richiesta di una dichiarazione ufficiale. Comprensibilmente, forse, perché da quel voto di fiducia a Enrico Letta la ruota ha cominciato a correre davvero troppo veloce, ed è difficile seguirne il corso. Così, in coro: «Aspettiamo gli eventi…». Cioè appunto la posta.
Wilfried Martens, il presidente belga del Ppe, è malato. E Joseph Daul, presidente del gruppo all’Europarlamento e ieri impegnato a Parigi per alcune riunioni, tace e mantiene la prudenza di sempre: resa più consistente, forse, dal fatto che a torto o a ragione le cronache lo hanno dipinto per qualche tempo come un amicone di Berlusconi. Fino almeno allo scorso gennaio, quando — per aver lodato Mario Monti — Daul si beccò un paio carezze chiodate dal Cavaliere: «Mah…è semplicemente uno dei 14 vicepresidenti del Ppe, evidentemente ha delle sue mire personali, parla tedesco meglio che francese, perché è di Strasburgo…».
Per quanto strano possa sembrare, è possibile che anche ricordi e (ri) sentimenti personali possano contare, nelle future decisioni che attendono il Ppe. Mentre nella componente italiana del partito, in generale ancora vicina al Cavaliere, per ora non si registrano incrinature: anche se questo non significa che non possano esservi. L’unica voce dichiarata fuori del coro è quella dell’eurodeputato alessandrino Oreste Rossi, già fondatore del Ppie o «Associazione Popolari Italiani per l’Europa», che parla di «farsa grottesca» in Italia e getta uno sguardo al futuro: «Credo che nel nostro Paese non possa mancare un nuovo centro-destra…». Così la parola torna al postino, e alle sue raccomandate urgenti.
Luigi Offeddu


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