Schultz invoca stabilità. La Spagna teme ripercussioni

by Sergio Segio | 2 Ottobre 2013 7:37

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In questo contesto, la crisi politica italiana è percepita con estrema preoccupazione, in particolare nella zona euro, nei paesi con cui l’Italia condivide la moneta. Martin Schultz, il presidente dell’Europarlamento, che mira ad essere il candidato del gruppo S&D per la successione a José Manuel Barroso alla testa della Commissione, è intervenuto ieri, incitando alla «responsabilità». Per Schultz, «una caduta del governo in Italia creerebbe enormi turbolenze politiche e sui mercati finanziari». Stessa posizione da parte di Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse: l’Italia «sta recuperando», ha affermato, «la crescita può riprendere a fine anno, ma l’attuale instabilità politica non aiuta questo cammino». Gurria invita il mondo politico italiano alla «normalizzazione».
Le reazioni più preoccupate sono venute dalla Spagna, altro paese del sud Europa in difficoltà. Anche se i mercati sono ormai attenti alle differenze tra paesi, il primo ministro Mariano Rajoy vuole evitare che lo spread in rialzo in Italia contagi anche la Spagna. «Spero che l’Italia risolva in fretta i problemi politici, perché se l’Italia va bene è buono per la Spagna», ha sostenuto Rajoy, che sottolinea, comunque, che a Madrid – a differenza di Roma – c’è «un governo con una maggioranza che permette di governare» e che, spera, riuscirà a far uscire il paese dal programma europeo di salvataggio delle banche spagnole.
La crisi italiana arriva in un momento in cui il governo di destra in Portogallo è in difficoltà, dopo la vittoria dei socialisti alle municipali di domenica scorsa. In questi giorni, la Grecia sta vivendo un’altra tappa dell’instabilità, con la troika che pretende ancora privatizzazioni e tagli ai dipendenti pubblici. Voci sempre più insistenti evocano possibili nuove ristrutturazioni del debito, non soltanto ancora in Grecia: potrebbero essere estese al Portogallo. L’Italia ha un debito estero esplosivo, ma su questo fronte l’Europa è praticamente impotente. Se la crisi persiste, l’Unione bancaria, in discussione nella zona euro, si allontana, malgrado la schiarita venuta dalle elezioni tedesche. Alla Bce, dove Mario Draghi si sta preparando a offrire una nuova operazione di credito facile – potrebbe essere annunciata già oggi alla riunione dei governatori che si tiene a Parigi – temono un blocco da parte della Corte costituzionale tedesca di Karlruhe, che potrebbe essere spinta a dichiarare anti-costituzionali le larghezze di Francoforte.
In Europa, la crisi italiana è vista con preoccupazione anche per le conseguenze politiche che potrebbe avere alle prossime elezioni europee, a fine maggio. Non solo per il risultato specificamente italiano, dove già i populismi spopolano, ma anche in altri paesi, a cominciare dal nord Europa, dove l’estrema destra diffonde l’idea che i cittadini dei paesi virtuosi devono pagare per le cicale del sud a causa di Bruxelles. In Danimarca, Olanda, Austria, Finlandia, Francia, Gran Bretagna crescono i voti o le intenzioni di voto per i partiti anti-europei. In Germania, Merkel si prepara a fare un governo con una partecipazione Spd, ma l’irruzione nel panorama politico dell’antieuropea Afp può frenare l’allentamento del diktat sull’austerità verso i paesi del sud, soprattutto di fronte all’esplosione del caos italiano.

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