by Sergio Segio | 1 Settembre 2013 7:22
ROMA — È stato firmato intorno alle 13 di ieri, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il decreto sull’Imu: pubblicato subito in Gazzetta ufficiale, è già in vigore. Confermato lo stop alla prima rata dell’Imu per le prime case (escluse quelle di lusso), per le case popolari, per i terreni agricoli e i fabbricati rurali. Gli immobili destinati alla ricerca scientifica, così come quelli per le attività sanitarie, non saranno sottoposti all’Imu. Cancellata anche la seconda rata per il cosiddetto invenduto delle imprese di costruzione. Ed è stata ridotta come annunciato l’aliquota della cedolare secca per i contratti di locazione a canone concordato, che passa così dal 19% al 15%. Ma spunta il dimezzamento del tetto alle detrazioni delle polizze vita.
Prevista poi una tutela specifica per i militari e i poliziotti, residenti per ragioni di ufficio nel luogo dove prestano servizio e non nell’immobile di proprietà: potranno usufruire delle agevolazioni previste per la prima casa, indipendentemente dalla residenza anagrafica. «Sarebbe stata un’ulteriore sperequazione – ha sottolineato il ministro alla Difesa Mario Mauro – per una categoria di personale già penalizzata».
Chiarita pure la questione della reintroduzione dell’Irpef sulle rendite catastali delle case sfitte: nel testo definitivo la norma non c’è, come aveva sottolineato ieri palazzo Chigi. E non c’è neppure la possibilità di dedurre l’Imu dal reddito d’impresa pagata sui capannoni industriali e gli immobili strettamente connessi all’attività: una misura fortemente richiesta dal mondo imprenditoriale e difesa dal Pd. «È un elemento che costituisce l’equilibrio complessivo dell’accordo sull’Imu – chiarisce il sottosegretario all’Economia Paolo Baretta – e, al massimo con la legge di stabilità, bisognerà renderla operativa». Sfiorando uno scontro con il capogruppo del Pdl Renato Brunetta, Baretta manda un messaggio chiaro: «È un impegno solenne preso con le imprese e bisogna rispettarlo. Se anziché togliere l’Imu a troppi si fosse fatta una equa selezione avremmo già potuto esentare i capannoni». Tanto più che, secondo uno studio della Cgia di Mestre, proprio per i capannoni industriali, con la Tares, si prospettano gli aumenti più alti, fino a 1133 euro (+22,7%). «Ha assolutamente ragione Bertolussi, il presidente della Cgia Mestre- incalza Stefano Fassina, viceministro all’Economia del Pd – Avrei voluto che le imprese avessero la deducibilità dell’Imu, anziché dedicare risorse alle case di maggior valore». E anche Federalberghi, che ne ha sempre fatto una sua battaglia, precisa: «Sarebbe un’autentica boccata di ossigeno».
Ma che la coperta fosse troppo stretta, si sapeva. E un’ulteriore dimostrazione arriva dai dettagli del decreto sulle modalità per raccattare i tre miliardi necessari a coprire le misure. Per il minor gettito Imu, i Comuni (che avranno tempo fino al 30 novembre per chiudere i bilanci di previsione 2013), ma anche le regioni, riceveranno 2,3 miliardi nel 2013 e 75 milioni dal 2014. L’extragettito Iva sulla nuova tranche da dieci miliardi dei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione è una delle voci di copertura, e dovrebbe valere 925 milioni, insieme alla sanatoria sulle slot, che dovrebbe fruttare 600 milioni. Ma a sua volta lo Stato, per reperire la liquidità necessaria alla nuova tranche di pagamenti dei debiti, dovrà emettere titoli fino a 8 miliardi per il 2013. Se questo delicato meccanismo non funzionasse, eventualità non remota visto che Confindustria sistema gioco Italia ha già fatto sapere che le aziende considerano poco conveniente la transazione, bisognerà trovare una via d’uscita. Il decreto la indica nella cosiddetta clausola di salvaguardia: se i soldi non basteranno, si potrà ricorrere all’aumento degli acconti ai fini dell’Ires e dell’Irap e all’aumento delle accise su alcol e tabacco. Tornerebbero cioè in campo quegli stessi aumenti fiscali già previsti nel decreto che a giugno ha stabilito il rinvio dell’entrata in vigore del rincaro dell’Iva, slittato al 1° ottobre.
Ma si sa, ogni scelta comporta una rinuncia. E così anche i 700 milioni annunciati per salvaguardare 6500 esodati, i licenziati individuali, sono coperti dalla riduzione delle detrazioni sui premi assicurativi previste dal testo unico delle imposte sui redditi. Dimezzato il tetto massimo di detraibilità delle polizze vita: passa dagli attuali 1291,14 euro a 630 euro per il 2013 (quindi per la dichiarazione dei redditi presentata nel 2014), poi si scende a 230 euro dal periodo d’imposta 2014. Compresi premi vita e infortuni stipulati o rinnovati entro il periodo d’imposta 2000.
Valentina Santarpia
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