Torna in bilico anche la seconda rata Imu

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ROMA — Non si rischia solo l’aumento dell’Iva. I numeretti del Documento di Economia e Finanza approvato ieri dal governo rendono ben chiaro quello che il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ed il suo ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, cercano di far capire da qualche settimana alla maggioranza: per il 2013 i soldi sono finiti. La ricerca continua e non si dispera di poter, magari, rinviare il rincaro della tassa per ancora qualche settimana. Ma l’operazione è estremamente difficile a due mesi dalla chiusura dell’esercizio. E con l’Iva balla anche la seconda rata dell’Imu sulla casa d’abitazione.
A oggi, dicono i numeri del Def, non ci sono fondi con cui coprire l’eventuale mancato gettito dell’aumento dell’Iva (un miliardo da qui a fine anno), e la cancellazione della seconda rata Imu (2,4 miliardi). Ci sono solo i soldi, poco più di 300 milioni recuperati tagliando ogni spesa non indispensabile, per finanziare da qui alla fine dell’anno le missioni di pace e l’intervento umanitario in Siria. Il decreto arriverà la prossima settimana ma all’orizzonte, dicono al Tesoro, per il momento non c’è altro.
Contando sul pieno appoggio della Commissione Ue, che è tornata a farsi sentire anche ieri, il governo proverà a tener duro, difendendo il limite del deficit del 3% e, se possibile, cercando di dare un segnale anche sulla riduzione del debito pubblico, con alcune dismissioni entro fine anno. Per il 2013 «ogni intervento aggiuntivo sull’economia – ribadiscono al Tesoro – dovrà essere finanziato». Un principio che vale anche per l’anno prossimo.
Nel 2014 il rapporto tra il deficit e il pil scenderebbe naturalmente al 2,3% del pil, senza necessità di manovre correttive, ma bisognerà rifinanziare la cassa integrazione in deroga e le missioni di pace del 2014. Poco più di 3 miliardi di euro, che spingeranno il deficit al 2,5%, fissato come obiettivo «programmatico». Ne consegue che anche i soldi per la riduzione del cuneo fiscale, per la riforma delle imposte sulla casa ed eventualmente per il riordino dell’Iva dovranno essere trovati.
Nella Legge di Stabilità che il governo presenterà a metà ottobre saranno delineati alcuni interventi per creare un margine di cinque-sei miliardi di euro, la dimensione minima che dovrebbe avere lo sgravio sul cuneo fiscale del 2014. Le risorse arriveranno da alcuni tagli alla spesa pubblica, dalla revisione delle agevolazioni e degli sconti fiscali (dove si possono recuperare subito un paio di miliardi) e da uno spostamento della pressione fiscale verso le imposte indirette. Se il Parlamento vorrà fare di più trovando altre risorse, libero di farlo. E lo stesso vale per la riforma dell’Imu, che dovrà essere “compensativa”, cioè garantire lo stesso gettito, ed eventualmente per la revisione dell’Iva.
Una volta varato, il programma antideficit potrà beneficiare nel 2014 della blindatura data dall’obbligo del pareggio in Costituzione, che difenderà ogni scostamento dall’obiettivo di spesa con correzioni automatiche e la destinazione alla riduzione del disavanzo di un eventuale extra-gettito. E portare in dote, se il tetto di deficit del 3% sarà mantenuto, 6 miliardi l’anno in più da spendere, già dall’anno prossimo. Il «bonus» del risanamento, 6 miliardi che Letta e Saccomanni mettono sul piatto chiedendo l’appoggio della maggioranza alla manovra. Spuntarla non sarà facile. Ieri anche il segretario del Pd ha chiesto lo stop all’aumento dell’Iva preteso dal Pdl. Ma in fin dei conti, dicono al Tesoro, è più facile dire «no» a tutti che a uno solo.
Mario Sensini


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