Spunta la revisione del processo stratagemma per bloccare la pena
ADESSO la parola magica che fa sperare Berlusconi è “revisione”. Del processo Mediaset, ovviamente. Gli articoli 629, 630 e 635 del codice di procedura penale che disciplinano i casi di revisione di un processo già chiuso, ma che è possibile riaprire riconsiderando la sentenza già passata in giudicato, in presenza di un fatto nuovo.
CON l’obiettivo di ottenere dai giudici della Corte di appello di Brescia — grazie all’articolo 635 — anche la sospensione della pena. Un atto discrezionale quest’ultimo, non obbligatorio, ma che le toghe non potrebbero negare all’ex premier, per via della sua età e della sua storia personale e politica. Un passo possibile per via delle carte svizzere, mai acquisite in dibattimento, su Frank Agrama, che non sarebbe quel «socio occulto» nel commercio dei diritti televisivi disegnato nella sentenza Mediaset ma, come ha scritto il Giornale martedì 3 settembre pubblicando un atto giudiziario presentato come inedito, «l’intermediario ufficiale ed esclusivo tra la Paramount e molte tv europee». Un fatto nuovo che, per lo staff legale di Berlusconi, giustifica ampiamente il ricorso a Brescia.
Non è la grazia da chiedere, quasi come un’elemosina, a Napolitano. Bensì una mossa che avrebbe il vantaggio, qualora dovesse effettivamente risultare
vincente, di cancellare del tutto la condanna, quella macchia sulla fedina penale che Berlusconi considera «insopportabile e ingiusta». Mossa che, ancor prima di eliminare la condanna a 4 anni per il reato di frode fiscale, produrrebbe l’effetto di sospendere subito la pena liberando così il Cavaliere dall’incubo, ormai incombente, di dover scegliere entro il 15 ottobre se scontare l’anno che gli residua dopo l’indulto agli arresti domiciliari oppure con un affidamento ai servizi sociali.
Non solo: la richiesta di revisione del processo, nell’ottica di chi elabora le strategie difensive di Berlusconi, avrebbe anche l’obiettivo di congelare la procedura della decadenza nella giunta per le immunità del Senato. Con un’istanza di questo genere, che potrebbe cambiare completamente la storia del processo fino ad annullarne le conclusioni, sarebbe arduo per la giunta andare avanti sulla decadenza come se niente fosse. All’opposto — secondo la strategia elaborata ad Arcore — la giunta dovrebbe valutare l’importanza della mossa di Berlusconi e procedere subito alla sospensione della pratica. Che resterebbe lì, congelata, in attesa che da Brescia arrivi la cancellazione della sentenza di condanna.
È nel pranzo ad Arcore tra Berlusconi, Schifani, Brunetta e Ghedini che si materializza l’ipotesi della revisione. Succede quando, per l’ennesima volta dalla condanna, si esaminano quali potrebbero essere le vie per fermare l’esito e le conseguenze del processo Mediaset. Al ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, si aggiunge la strada impervia e difficile della revisione del processo, finora tenuta in secondo piano in assenza di fatti nuovi. Ma ora il verbale su Agrama cambia la situazione.
Subito Berlusconi si entusiasma, anche al solo pensiero che l’odiata sentenza Mediaset possa essere cancellata perché ingiusta. Sa che il ricorso a Strasburgo — la legge Severino viola l’articolo 7 della Convenzione per i diritti umani perché viene applicata retroattivamente — è pronto. Ieri sera lo stesso Ghedini stava apportando gli ultimi ritocchi, anche se è tutto da vedere se sarà presentato già oggi presso la giunta delle immunità, oppure lunedì mattina. L’attesa di 48 ore sarebbe giustificata dal fattore tempo. Spedita all’ultimo momento essa, nelle previsioni del Cavaliere, dovrebbe obbligare il relatore Andrea Augello, anche egli esponente del Pdl, a chiedere una moratoria per poter leggere le carte. Lo stesso relatore, nel frattempo, sta preparando la sua mossa “anti-Severino”, nel suo caso rivolgersi alla Corte di giustizia del Lussemburgo (cosa che solo un giudice può fare) e alla Consulta (idem). Ma i tre ricorsi non sono risolutivi, perché la giunta a maggioranza potrebbe ignorare quello di Berlusconi a Strasburgo, anche qualora dovesse chiedere una sospensiva. Stesso discorso per le eccezioni di Augello che potrebbero essere bocciati dalla solida maggioranza Pd, M5S, Sel, Sc.
Ma la mossa risolutiva sarebbe quella della revisione del processo che il vice presidente della Giunta Giacomo Caliendo aveva ipotizzato nei giorni scorsi. Fatta la richiesta alla Corte di appello di Brescia, il Cavaliere potrebbe chiedere di sospendere la pena e, nelle more, domandare anche alla giunta per le immunità se è possibile sospendere l’iter della decadenza in attesa del giudizio. Ovviamente un ricorso del genere è tutto in salita e non è affatto detto che risulti possibile e non si risolva subito in una sconfitta.
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«LA DISCUSSIONE è stata molto costruttiva, cercheremo nelle prossime ore di sciogliere i nodi che restano». Dopo quasi due ore di incontro con la delegazione Pdl, davanti alle telecamere al primo piano di Montecitorio, Enrico Letta prova a dissimulare ma il suo volto, per la prima volta in 24 ore, si scioglie in un sorriso.