by Sergio Segio | 6 Settembre 2013 6:07
SAN PIETROBURGO — L’Italia al G20 «non è più un sorvegliato speciale». Per il presidente del Consiglio Enrico Letta è «un motivo d’orgoglio» anche perché consente al Paese di cogliere tutti gli effetti positivi di un vertice, quello che si è aperto ieri a San Pietroburgo, che per la prima volta non si occupa di salvataggi e di rigore di bilancio ma di crescita, lavoro e sviluppo. «E’ un cambio di registro significativo e molto importante, vorrei che tutti in Italia ne fossero consapevoli e convinti» dice il capo del governo incontrando i giornalisti prima della cerimonia inaugurale della riunione che vede la partecipazione dei leader politici dei 20 paesi più ricchi del mondo. «Questo vertice potrebbe passare alla storia per aver segnato la fine della crisi» aggiunge Letta, anche se il sostegno alla crescita è un tema forse anche più complesso da gestire. Soprattutto per l’Europa e per l’Italia in particolare, che non sono più, è vero, i malati da curare, ma che hanno una ripresa ancora troppo fragile per essere al riparo da nuovi rischi di ribasso.
L’Italia poi è ancora in segno negativo, anche se, assicura il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che accompagna Letta nei suoi incontri in Russia, «stiamo uscendo dalla fase della recessione». Le più recenti previsioni dell’Ocse che hanno confermato come il nostro paese sia l’unico fra i grandi industrializzati a trovarsi in recessione, «registrano in qualche modo dati del passato». Abbiamo al contrario «molti segnali congiunturali, a cominciare da quelli sulla produzione industriale, che confermano la ripresa in corso e non bisogna stupirsi se alcuni dati siano ancora negativi, succede così quando si inverte il ciclo economico».
Un rischio però c’è e non è di poco conto. E’ quello politico, rileva Saccomanni, raccogliendo gli echi che arrivano dall’Italia. «L’instabilità pesa sulla fiducia e sulla capacità di crescita economica. Speravo che questa fosse una cosa del passato. Invece purtroppo i focolai di incertezza politica a livello nazionale ma anche internazionale, come dimostra il caso della Siria, sono sempre dietro l’angolo».
«La ripresa resta debole», dice il padrone di casa, il presidente russo Vladimir Putin, anticipando l’analisi del comunicato finale del vertice che rileva la permanenza di «molti rischi» mentre le difficoltà dei Brics, cioè delle economie emergenti (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che hanno rallentato il loro ritmo sostenuto di crescita richiamano come sull’andamento dell’economia mondiale non ci sia mai nulla di acquisito. In un G20 dei leader politici, dove sono assenti i governatori delle banche centrali, i Brics non rinunciano poi a rinnovare la loro preoccupazione per le possibili ripercussioni determinate dalla fine delle politiche espansive della Federal reserve Usa a cui chiedono trasparenza ed equilibrio. Dalla Casa Bianca arriva però una risposta secca: «Non si tratta di decisioni che vengono prese dal Presidente».
Gli attriti restano fuori dunque dal G20 di San Pietroburgo, peraltro già in tensione per le azioni sulla Siria. «E’ un vertice in cui si discutono cose concrete», ribadisce Letta che durante la prima sessione dei lavori ha svolto una rapida ricognizione dei risultati raggiunti dall’Italia negli ultimi anni nel riequilibrio dei conti pubblici e nelle riforme e ha presentato contenuti e tempi di «Destinazione Italia» il piano del governo per attrarre gli investimenti stranieri. Gli obiettivi del G20, aggiunge, sono molto importanti «perché è il cuore di quello che a noi sta più a cuore, cioè la crescita, il lavoro e la lotta all’evasione e all’elusione fiscale». In particolare sul fisco su cui c’è «un ampio consenso» dei Venti, dice Saccomanni e che rappresenta per l’Italia, afferma Letta, una «grande priorità. Faremo di tutto affinché l’obbligatorietà degli scambi automatici delle informazioni tra i vari paesi venga rapidamente introdotta».
Stefania Tamburello
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