Reato di tortura, si gioca al ribasso La farsa si ripete

by Sergio Segio | 24 Settembre 2013 6:48

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Oggi siamo nel 2013 e al governo vi sono le larghe intese. Il ministro degli Interni è Alfano. Il senatore del Pdl Nico D’Ascola, pochi giorni fa, incaricato di redigere un testo unificato che mettesse insieme tutte le proposte pendenti sulla tortura, si è ispirato, senza troppe obiezioni, alla sua ex collega leghista. Così a nove anni dalla farsa normativa targata Lussana, si è giunti a riproporre in Commissione giustizia al Senato nuovamente la figura del torturatore recidivo o seriale. Secondo il senatore avvocato D’Ascola per esservi tortura è necessario commettere non uno ma più atti di violenza. Il partito democratico non ha detto nulla; si è riservato tempo per esprimere il suo dissenso o consenso a quella proposta.
Per chi non lo sapesse l’Italia è inadempiente rispetto a obblighi internazionali cogenti da oramai venticinque anni. Nel 1988 è stato ratificato il Trattato Onu contro la tortura il quale all’articolo 1 contiene una definizione del crimine che dovrebbe valere per tutti gli Stati. Eppure da noi le forze politiche si affannano in proposte creative, tendenti a ridurre la portata di un delitto che, al pari del genocidio e dei crimini di guerra, è considerato nel diritto internazionale, sia consuetudinario che pattizio, inequivocabilmente un crimine contro l’umanità. In Italia si punisce di tutto e di più. Non si puniscono invece i torturatori nonostante vi sia anche un obbligo costituzionale in tal senso. All’articolo 13 vi è un riferimento esplicito alla punizione di chi esercita in modo arbitrario il proprio potere di custodia. È questo motivo sufficiente per manifestare a favore della Costituzione e della sua piena attuazione. Nel testo proposto dal Pdl si respira aria di campagna elettorale. Le lobbies della sicurezza hanno ricominciato a lavorare per l’impunità. Ci si augura che tutte le altre forze politiche insieme tornino alla definizione delle Nazioni Unite senza compromessi al ribasso e perdenti. Ci si augura anche che il nuovo capo della polizia si distingua rispetto ai predecessori dicendo il suo sì a una legge chiara che metta fuorilegge la tortura.
I diritti umani non paiono una priorità nelle nomine del governo delle larghe intese. Nei giorni scorsi l’Italia ha indicato il proprio componente da nominare nel Comitato Onu contro la tortura. Ha riproposto un funzionario – Alessio Bruni – che in questi anni non ci pare abbia espresso opinioni intorno alle vicende italiane.
Una visione non proprio di grande respiro per chi a parole eccede nell’enfasi meritocratica.

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