Pupazzi insanguinati per Kyenge blitz di Forza nuova a Ostia
ROMA — Tre manichini rivestiti con magliette e jeans macchiati di pomodoro come se fosse sangue, e i volantini firmati Forza nuova con la scritta “l’immigrazione è il genocidio dei popoli. Kyenge dimettiti” lasciati ieri all’alba all’ingresso del municipio di Ostia. E sul ponte all’ingresso della cittadina del lido uno striscione di Casa-Pound: “L’Italia non è una burocrazia. No allo ius soli”. Dopo gli attacchi delle scorse settimane da Lega e formazioni di centrodestra, questa l’accoglienza riservata al ministro dell’Integrazione che ieri pomeriggio ha partecipato a un incontro sulle politiche giovanili nello stesso municipio. Kyenge ha risposto dal convengo alle intimidazioni: «Io non mi fermo. Se io posso permettermi una scorta, molti altri non possono, e quindi non posso permettermi di fermarmi: sono tre mesi che lo fanno ovunque vado, e credo che la paura ci possa stare, ma non dobbiamo mai perdere di vista l’obiettivo. Di fronte a una causa così grande come quella di riuscire a parlare a tutti di pari opportunità e diritti universali, non ho paura di niente».
Tra i manichini e lo striscione dell’alba e la visita a Ostia nel tardo pomeriggio del ministro (che in mattinata era stata anche alla moschea dei Parioli), qualche polemica e molta solidarietà. Matteo Salvini, vicesegretario della Lega, tornava ad attaccarla sui social network: «La sciura Kyenge ha visitato la moschea di Roma. Effetti-vamente è una priorità per gli italiani. Pare abbiano parlato anche di una futura intesa fra lo Stato italiano e la comunità musulmana. Bene, così prenderanno l’8 per mille per fare tante belle moschee, e mettere il velo alle donne. Ma lo stipendio della Kyenge lo paga la Lega Araba?». E ancora Salvini aggiungeva: «Il ministro è da ricoverare. Deve farsi curare. Lei e tutti quelli che la pensano come lei». Anche Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, sceglieva Twitter, ma per reazioni opposte a quelle di Salvini e condannando manichini e striscione: «Gesto orribile, che ricorda i tempi bui del Ku Klux Klan. Siamo tutti Cecile Kyenge, vai avanti». E il sindaco Ignazio Marino ha invitato il ministro in Campidoglio «per farle sentire la forte vicinanza delle istituzioni e l’affetto di tutti i cittadini romani» parlando di «gesto di pochi violenti ». E Kyenge: «Andrò dal sindaco».
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