Prodi: in Italia meno grandi imprese che in Olanda e Belgio

by Sergio Segio | 28 Settembre 2013 7:03

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Il professore è a Milano alla Cattolica per un convegno sulle politiche industriali, risponde alle domande degli studenti e dice: «Oggi abbiamo meno grandi imprese di Olanda o Belgio. E quelle che ci sono, penso alla Mossi&Ghisolfi e ai Rocca, sono rimaste tutte fuori dal giro di Mediobanca. E i Benetton hanno avuto problemi proprio quando sono entrati in quel cerchio». La banca milanese è stata sempre gestita, secondo Prodi, «da persone di forte rettitudine morale ma il futuro per loro era il passato». Il sistema delle partecipazioni industriali «era gestito dall’alto, continuamente fotografato e in un meccanismo di questo tipo l’innovazione non poteva avere spazio».
Un giudizio definitivo toccherà agli storici ma quel sistema «ha legato i piedi» all’industria italiana che è rimasta fuori da tutte le grandi innovazioni degli ultimi 30 anni. «È incredibile che un Paese con la nostra tradizione nell’industria dell’auto oggi produca solo 400 mila vetture mentre la Spagna ne fa 2 milioni. Non è un problema solo di costo del lavoro, la verità è che non siamo capaci di produrre vetture di lusso». In vena di rievocazioni, Prodi ricorda anche come non fosse affatto contrario a vendere l’Alfa Romeo alla Ford e come, più di recente, sia stato ingiustamente attaccato, insieme ad Angelo Rovati, per «aver proposto lo scorporo della rete Telecom, una scelta di puro buonsenso».
Le domande degli studenti spaziano da un continente all’altro e così Prodi ha modo di sottolineare la rivoluzione americana dello shale gas e i passi in avanti che l’Africa sta compiendo anche per effetto della pressione cinese, la chiusura dell’intervista è però sull’Italia. Il professore propone di esentare dalle tasse gli studenti di Ingegneria e incentivare i ragazzi a frequentare scuole tecniche e, quanto al deficit di competitività, sostiene che prima di operare sulla riduzione del cuneo fiscale bisogna lavorare sull’efficienza della Pubblica amministrazione. «Gli stranieri comprano imprese e marchi ma nessuno viene qui a investire dal prato verde proprio perché manca la certezza degli affidamenti». I sindacati, invece, non sono un ostacolo. «Le questioni del lavoro ormai al 95% sono trattate e risolte in fabbrica».
Dario Di Vico

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