“Non per forza con Air France” il governo traccia la rotta di Alitalia
ROMA — Inizia alle 10 il drammatico cda Alitalia che segnerà il destino del vettore e di 22mila persone tra dipendenti e indotto. Nelle stesse ore i ministri dei Trasporti di Italia e Francia, Maurizio Lupi e Frederic Cuvillier cercheranno un difficile accordo su Alitalia e Tav. La palla è però nelle mani del socio forte Air France, che dopo aver giocato di rimessa, dovrà iniziare a mettere sul tavolo qualche carta da giocare vista
anche la reazione del nostro governo che con il viceministro Stefano Fassina chiede di «costruire le condizioni per trovare una alternativa » ai francesi.
L’amministratore delegato della ex compagnia di bandiera, Gabriele Del Torchio, è da settimane a caccia di denaro fresco per riportare le rilevanti perdite di nuovo sopra la soglia di sicurezza. Se la semestrale confermerà i 200 e più milioni di “rosso”, la strada diventerà ancora più ripida da qui a fine ottobre. Air France, fino ad oggi alla finestra, non scioglie ancora le riserve sull’operazione ma le prime indiscrezioni parlano di un piano già pronto ad essere tirato fuori dal cassetto una volta ottenuto il controllo di Alitalia usando come grimaldello l’aumento di capitale previsto.
Se i tempi dell’impegno sono ancora incerti spuntano però le prime certezze: la ristrutturazione profonda del vettore romano non è più rinviabile e se ne è accorta pure la Borsa di Parigi dove il titolo Air France ha messo a segno un rialzo del 3%. Alcuni analisti hanno infatti raccomandato l’acquisto delle azioni del vettore stimando che l’eventuale controllo di Alitalia, rappresenti un rischio limitato tra i 200 e 400 milioni di euro. Per salvare l’azienda dal tracollo servono 150 milioni di aumento di capitale dai soci, sempre più riluttanti, e almeno 250 di ristrutturazione del debito delle banche. Inoltre restano i 55 milioni di euro inoptati dell’ultimo ricorso al portafogli dei soci per un totale inferiore ai 500 milioni.
Una necessità non più rinviabile anche alla luce delle norme europee che regolano le licenze: l’Enac, l’ente che vigila sul settore, in mancanza di capitali sufficienti a mantenere in attività il vettore, potrebbe procedere al ritiro della concessione sostituendola con una provvisoria. Per il momento il commissario dell’ente Vito Riggio non si sbilancia ma non nega di aver messo «sotto stretta osservazione» la compagnia in attesa di segnali più chiari.
Ma i timori di una accelerazione in negativo cominciano a contagiare anche Aeroporti di Roma, il gestore dello scalo di Fiumicino che ogni anno vede transitare oltre 17 milioni di passeggeri Alitalia. Anche nel caso di un ingresso trionfale di Air France alla guida del gruppo italiano, per Adr sarebbero dolori visto che i francesi preferiranno portare utenti verso Parigi, con un calo secco di 4 o 5 milioni di unità all’anno. Per questo, nel giorno dell’insediamento del nuovo ad Giovanni Castellucci (già numero uno di Atlantia) il cda della società si è detto «fortemente preoccupato per la situazione di Alitalia, che potrebbe determinare difficoltà nel mantenimento della connettività intercontinentale e internazionale». Le dichiarazioni di politica e sindacati non sono meno preoccupate. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni parla di «vicenda che indica una perdita di competitività», mentre Susanna Camusso, leader della Cgil, chiede di «evitare una cessione senza porre condizioni». Per il segretario dell’Ugl Giovanni Centrella «è indispensabile conoscere il piano industriale» mentre il segretario della Uil trasporti Claudio Tarlazzi minaccia reazioni forti «nel caso di tagli al personale ».
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