Napolitano firma la nomina: Amato va alla Consulta

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ROMA — Giuliano Amato è il nuovo membro della Corte costituzionale. Sostituirà Franco Gallo, che dal 26 gennaio ha presieduto la Consulta e che è destinato a concludere il proprio mandato sabato 14 settembre. Il capo dello Stato, tra le cui prerogative rientra appunto anche quella di scegliere cinque dei quindici «giudici delle leggi» (gli altri sono eletti per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa), ha firmato il decreto di nomina ieri pomeriggio, dopo aver ricevuto Gallo in visita di congedo.
Giorgio Napolitano ha deciso l’investitura al termine di un’esplorazione condotta in prima persona e dopo aver valutato i profili di un’ampia — e comunque informale, cioè non pubblica — rosa di candidati. Rosa che, secondo alcune indiscrezioni circolate nelle scorse settimane, avrebbe compreso alcune figure di spicco. Per esempio l’attuale vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e, tra altri personaggi accreditati del mondo giuridico, i costituzionalisti Filippo Satta e Nicolò Zanon.
Il «professor sottile», com’è stato definito Amato per il suo acume di politico dal lungo «cursus honorum» e di studioso che ha insegnato in diverse università non solo italiane, s’insedierà nel nuovo incarico in un momento complesso per la Corte, chiamata a pronunciarsi su casi assai critici per la nostra vita pubblica. Da quello (atteso entro fine anno) sull’attuale legge elettorale a quello sulla legge Severino, posto che la giunta per le Elezioni del Senato finisca per accogliere la richiesta in tal senso su cui insistono i difensori di Berlusconi e che dovrebbe viaggiare in parallelo con i ricorsi in sede europea.
Materie delicatissime, sulle quali si rischia che la Consulta torni bersaglio di spunti polemici (magari giocati persino in chiave preventiva) da parte del Pdl. Infatti, tra i mantra del Cavaliere non va dimenticata l’eterna indicazione della Corte costituzionale come «corte rossa», «corte comunista» in quanto «su 15 giudici addirittura 11 sono di sinistra», e dunque secondo lui sempre ideologicamente orientata a esprimere verdetti sbilanciati e per partito preso sfavorevoli alle leggi varate dai suoi governi. Argomenti e contestazioni ripetute a oltranza, dalle stagioni in cui al Quirinale sedevano Scalfaro e Ciampi a quella di Napolitano.
Per inciso, tra i primissimi adempimenti che la Consulta dovrà assolvere c’è l’elezione del nuovo presidente. Incarico per il quale fino a pochi giorni fa, tenuto conto che di solito prevalgono i criteri dell’«anzianità», i nomi sui quali ci si è concentrati maggiormente sono quelli di Luigi Mazzella (eletto dal centrodestra) e di Gaetano Silvestri (in quota invece del centrosinistra).

Marzio Breda


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