Napolitano avverte la maggioranza “Niente crisi, va colta la ripresa”

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ROMA — Vede segnali di ripresa economica, e perciò Giorgio Napolitano sprona esecutivo e partiti ad evitare lo scontro proprio in una delicatissima fase. «La politica non sprechi questo momento più favorevole e faccia, attraverso il governo e il Parlamento, la sua parte, procedendo, senza incertezze e tantomeno rotture, nel compiere le azioni necessarie». Parla nel cortile d’onore del Quirinale, davanti a tremila ragazzi riuniti come ogni anno per celebrare l’apertura delle scuole, e comincia citando la sua rielezione al Colle, «l’aver accettato, nell’interesse del paese, mi permette con molto piacere di essere ancora qui con voi». Saluterà, alla fine dell’incontro, scandendo un affettuoso «arrivederci» rivolto
agli studenti per un nuovo appuntamento: insomma, il prossimo anno Napolitano sarà ancora qui, al suo posto, come a smentire illazioni di abbandono anzitempo. La ripresa economica, certo, non sarà facile, «l’economia e l’occupazione tardano a riprendersi » ma per il capo dello Stato i primi segni si vedono, «e si riaffaccia la speranza di un nuovo, più solido sviluppo — su basi più giuste — dell’economia e della società». Lo conferma anche il presidente della Bce Mario Draghi, davanti al Parlamento europeo: «La ripresa c’è ma procede in modo lento. La disoccupazione resta troppo alta nell’eurozona». Anche per questo la Bce non ha intenzione di modificare la sua linea di sostegno all’economia, «i tassi di interesse resteranno ai minimi ancora a lungo in Europa », e si possono rilanciare «nuove iniezioni di liquidità».
In questo contesto dunque logorare e far cadere il governo sarebbe, mette in guardia Napolitano, grave. E anche il presidente del Consiglio, da Ottawa, chiede alla sua maggioranza una prova della verità sui nodi dell’economia: sulla legge di stabilità. «La presenteremo a metà ottobre — annuncia Enrico Letta — e su questo chiameremo tutti i partiti della coalizione ad un comune impegno per il futuro». Non si può discutere e approvare la legge di bilancio che riguarda il 2014, avvisa il premier, «se non c’è appunto un impegno condiviso e lungo un anno, sarà un punto di discussione forte e importante, ma sapremo superarlo». L’alleanza targata larghe intese del resto, spiega Letta commentando il voto in Germania, ha una ragion d’essere a dispetto di tutte le polemiche: «Dal voto tedesco emerge un modello di cooperazione simile al nostro. Forse in Italia si capirà che quando i nostri elettori ci obbligano ad una grande coalizione bisogna farsene una ragione».
Ma sull’aumento dell’Iva è sempre scontro all’interno della sua maggioranza. Nel mirino del Pdl resta il ministro Saccomanni, che aveva ventilato le sue dimissioni se i conti dovessero sforare. Brunetta attacca a testa bassa, «il Pdl ha presentato sette proposte di copertura ma Saccomanni non ci ha nemmeno risposto». Frenano però le colombe del centrodestra, come il ministro Lupi, «col ministro dell’Economia abbiamo lavorato bene insieme, troveremo una soluzione». Una polemica che non piace né agli imprenditori né ai sindacati: chiedono entrambi di puntare sulla riduzione del costo del lavoro. «Questi contrasti su Iva e Imu — accusa il presidente di Confindustria Squinzi — sanno di polemiche elettorali. Noi ci aspettiamo la riduzione del cuneo fiscale». E il leader della Cgil Camusso minaccia una mobilitazione generale: «Prima giù le tasse sul lavoro, poi si affronti la questione Iva. Se no, noi non partecipiamo al tavolo sulla legge di Stabilità e chiamiamo i lavoratori in piazza». Bisogna cambiare passo. Proprio quel che Napolitano chiede in particolare per la scuola: «Diciamo la verità: ha sofferto di incomprensioni e miopie, di rifiuti e tagli alla cieca, più che di una necessaria lotta contro innegabili sprechi».


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