Letta divide anche nel centrodestra il 30% non vuole le urne

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DISORIENTATI di fronte a uno scenario politico indecifrabile, incerti sulle possibili alternative all’attuale governo: il sondaggio condotto, nei giorni scorsi, dall’Atlante Politico fotografa una Paese diviso su tutto. Secondo linee di frattura che, almeno in parte, prescindono dalle preferenze di partito.
Ormai a ridosso del verdetto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, sono ancora in molti a scommettere sulla possibile permanenza di Enrico Letta a Palazzo Chigi. Più di una persona su quattro ritiene che l’esecutivo possa “resistere” ancora più di un anno (26%). Il 40%, complessivamente, che possa superare i sei mesi. Una quota del tutto analoga, tuttavia, considera probabile una chiusura più ravvicinata dell’attuale esperienza di governo, anche se meno di un intervistato su dieci immagina un epilogo immediato, nell’arco dei prossimi trenta giorni. Mentre il rimanente 20% non se la sente proprio di azzardare una previsione.
I dati più interessanti riguardano, però, la soluzione preferita in caso di effettiva disgregazione delle larghe intese tra Pd, Pdl e il centro montiano. Anche a questo proposito, infatti, il campione interpellato da Demos suggerisce la presenza di opinioni fortemente discordanti. Se il 50% spinge per tornare alle urne, ben il 41% chiede di “fare di tutto” per trovare una maggioranza alternativa in Parlamento. Tale spaccatura attraversa i principali elettorati, a loro volta divisi sulla conformazione di un (eventuale) nuovo patto di governo. E si ripropone, peraltro, sia tra chi boccia l’attuale esecutivo, sia tra chi formula un giudizio positivo sul lavoro della squadra guidata da Letta.
La quota di chi invoca il “voto subito” è ampiamente maggioritaria tra gli elettori di centro-destra e, soprattutto, del M5S. Ciò nondimeno, anche tra chi destina il proprio voto al partito di Grillo o a quello di Berlusconi, una frazione consistente – rispettivamente il 25 e il 30% – preferirebbe (contrariamente al parere del leader) trovare una alternativa allo scioglimento anticipato delle Camere. Del resto, sei persone su dieci, presso entrambi gli elettorati, vedono di buon occhio una alleanza con il Pd. A sostenere la necessità di prolungare la legislatura sono in particolare gli elettori di Sel, Udc e Fli (61%), forti della convinzione che il proprio partito possa comunque giocare un ruolo da protagonista, in virtù della posizione di baricentro dello spazio politico. La maggiore eterogeneità interna si registra, per converso, nel caso dei partiti di centro-sinistra e dello stesso Pd. Tra gli elettori democratici, il 43% propende per il voto, ma la maggioranza assoluta (54%) preferirebbe un nuovo esecutivo e una nuova maggioranza (che sicuramente includerebbe il Pd).


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