L’Egitto dei generali mette fuori legge oltre 40 mila imam

Loading

GERUSALEMME — Il governo egiziano ha tolto ad un numero stimato tra i 40.000 e i 55.000 imam il diritto a predicare in moschea, dichiarando che devono chiedere e ottenere la licenza da istituzioni sotto supervisione governativa. È l’ultima tappa di un giro di vite contro sostenitori e simpatizzanti dell’ex presidente Mohammed Morsi, deposto dall’esercito il 3 luglio. La nuova misura, annunciata lunedì scorso dal ministro per gli Affari religiosi Mohammad Ali Gomaa, e da lui spiegata come un tentativo di arginare «i fondamentalisti», sembra intesa a neutralizzare i predicatori che, nei sermoni, hanno continuato a parlare — più o meno velatamente — contro il rovesciamento di Morsi. Spesso le proteste dei sostenitori della Fratellanza musulmana partono proprio dopo le preghiere del venerdì da moschee considerate vicine al movimento islamico, ma da quando i sit-in dei sostenitori dell’ex presidente sono stati violentemente rimossi lo scorso 14 agosto, con centinaia di morti, le manifestazioni contro il nuovo governo appoggiato dai militari sono sempre meno affollate. A volte vengono bloccate dalle forze di sicurezza, che chiudono l’accesso a strade e piazze. O vengono impedite da gruppi di vigilantes anti-islamici.
L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International stima che almeno 1.000 membri della Fratellanza siano stati arrestati: quasi tutti i leader sono in carcere con accuse di omicidio, tentato omicidio e terrorismo o sono in fuga, e sono stati presi di mira anche attivisti e giornalisti ritenuti simpatizzanti. Il governo sta ora valutando la possibile dissoluzione del movimento, formalmente registrato da marzo come organizzazione non-governativa.
Se, in risposta al giro di vite, molti sostenitori della Fratellanza sembrano aver preferito la ritirata in clandestinità, alcuni stanno scegliendo la violenza, come dimostrano gli attacchi alle stazioni di polizia in varie parti del Paese e le immagini (ampiamente trasmesse dalla tv di Stato) di individui mascherati e armati di pistole in mezzo alle proteste. L’attacco agli islamisti ha poi scatenato la vendetta di altri gruppi più radicali, come quelli che hanno dato alle fiamme le chiese, e i jihadisti armati nel Sinai che negli ultimi mesi hanno ucciso decine di soldati e rivendicato l’attentato contro il ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim lo scorso giovedì al Cairo.
Molti egiziani, soprattutto in città, appoggiano l’esercito, ma episodi come il recente arresto di Haitham Mohamedein, avvocato socialista e leader dei lavoratori (rilasciato dopo due giorni) e la notizia, prima pubblicata dalla stampa locale e poi negata, che 35 noti attivisti laici sono sotto inchiesta, stanno portando anche diversi oppositori di Morsi a criticare le autorità. A preoccuparli sono anche mosse come la pubblica riabilitazione delle unità di polizia segreta ufficialmente eliminate nel 2011, l’uso di corti militari per processare i civili, la discussione di cambiamenti alla Costituzione che permetterebbero il ritorno in politica di personaggi dell’era Mubarak.
Nel Sinai, intanto, l’esercito egiziano ha lanciato, sabato scorso, un’operazione militare di ampia scala contro i miliziani islamici, ottenendo gli elogi di Israele per quella che viene definita la prima seria campagna anti-terrorismo contro gruppi a lungo lasciati liberi di agire nella zona. Nei primi cinque giorni, le truppe appoggiate dagli elicotteri hanno eliminato 29 miliziani: non senza perdite, almeno nove soldati sono stati uccisi ieri da due autobomba vicino al confine con Gaza. Ma c’è anche chi teme che le tattiche delle autorità egiziane possano alimentare anziché distruggere il terrorismo. Ma dopo aver scritto dei danni collaterali sofferti dagli abitanti del Sinai, il giornalista Ahmed Abu Deraa è stato arrestato con l’accusa di aver diffuso false informazioni.
Viviana Mazza


Related Articles

Gli ultimi degli ultimi Chavisti per sempre

Loading

VENEZUELA MIGLIAIA DI PERSONE CONTINUANO A SFILARE DAVANTI ALLA BARA DEL PRESIDENTE CHàVEZ
Intanto Capriles scioglie le riserve in vista del voto. Maduro attacca: «La destra ha provato a uccidere moralmente il nostro leader, ma al potere non tornerà  mai» 

Lavrov acclamato a Damasco

Loading

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha compiuto ieri una visita «d’emergenza» nella capitale siriana Damasco per rilanciare una soluzione politica alla crisi in cui il paese è affondato da ormai 11 mesi.

Spagna, pronta la legge sulla religione “Niente crocefissi e funerali di Stato cattolici”

Loading

El Paà­s rivela la bozza delle nuove norme: stabiliscono la “neutralità  religiosa” delle istituzioni

Il nuovo progetto in Parlamento dopo l’estate. Ancora in discussione l’articolo che regola l’uso del velo islamico

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment