L’autunno della partita a tre
Gli applausi, le strette di mano, l’accoglienza ricevuta dal sindaco di Firenze alla festa dell’Unità, fanno capire chiaramente che i militanti di sinistra vedono in lui la vera e forse unica opportunità di vincere le prossime elezioni. In passato il centrosinistra ha quasi sempre fatto la scelta giusta nel momento sbagliato.
Arrivando con troppo ritardo a mettere in campo la persona e l’alleanza adatta per sconfiggere Silvio Berlusconi. È accaduto anche a febbraio scorso.
La carta Renzi, però, adesso viene vissuta in primo luogo da «popolo democratico » come quella capace di un riscatto in tempi brevi.
Il prossimo congresso, allora, al di là dei tempi di convocazione, sarà l’appuntamento che formalizzerà la premiership di Renzi. E con ogni probabilità avverrà in uno scenario in cui la «corsa» del sindaco sarà di fatto solitaria. Le correnti interne che lo avversano, infatti, non hanno ancora trovato uno sfidante credibile. L’unico in grado di contendergli il primato è Enrico Letta che però non intende mettere ulteriormente a repentaglio il suo governo nel match congressuale. Se lo perdesse infatti, la vita dell’esecutivo – con o senza gli strappi del Cavaliere – sarebbe automaticamente senza speranze. L’attuale segretario Epifani, poi, si è da tempo cancellato dalla gara. Proprio per questo, il Pd dovrà cercare di cogliere tutte le opportunità che Renzi offre e che la sua base ha già chiaramente individuato. Può essere un’opportunità anche per il governo. Fino ad ora infatti, la compagine di Letta ha subito i ricatti del centrodestra. Lo si è visto anche in occasione dell’abolizione dell’Imu. La bandiera berlusconiana è sventolata su Palazzo Chigi.
Le deboli condizioni economiche e la costruzione di un quadro politico necessitato dall’assenza di alternative immediate, ha spesso sbilanciato l’azione governativa verso il Popolo delle libertà. Ma la nuova segreteria può invertire questo corso. Il presidente del Consiglio è sicuro di poter fare «qualcosa di sinistra » nei prossimi mesi: alla fine dell’anno e all’inizio del 2014. Le maggiori risorse e un minimo di ripresa sono le due gambe sulle quali intende far correre la svolta. In queste settimane si è spesso lamentato del fatto di non aver ricevuto un adeguato stimolo dal suo partito. Dopo le dimissioni di Bersani e lo stato confusionale postelettorale che ha investito il centrosinistra, il Pd non è riuscito a darsi un indirizzo e ad aiutare lo «strano governo» di Letta a innalzare i propri vessilli programmatici. Se, come ripete il presidente della Repubblica Napolitano, questa legislatura non si interromperà precipitosamente, allora il primo compito del nuovo segretario sarà proprio quello di orientare l’azione del presidente del Consiglio.
Sapendo che il limite tra lo stimolo e la critica definitiva è piuttosto sottile. «Se il governo fa – dice Renzi – io non ho alcun interesse a farlo cadere». Sa che non deve apparire come il killer di Letta. Anche se tutti – a cominciare da quel popolo di centrosinistra che lo ha applaudito a Genova – sono convinti che esiste un interesse legittimo di Renzi a non allontanare troppo la data del prossimo voto. Passare il tempo solo a gestire il partito, rischia di logorarlo e indebolirlo quando si apriranno le urne. Renzi, lo dicono anche i sondaggi, è soprattutto un uomo da campagna elettorale.
E questo è un elemento che conosce bene anche Berlusconi. Per questo la candidatura di Renzi sortirà un effetto pure nel centrodestra. Per il Cavaliere sarà un po’ più difficile staccare la spina al presidente del Consiglio. Adesso sa che il suo schieramento dovrà fare i conti con un avversario cui riconosce una capacità comunicativa particolare. Il capo del Pdl non potrà candidarsi alle prossime elezioni e comunque non lo farebbe contro un concorrente che ha quarant’anni meno di lui. Il centrodestra deve quindi scovare un «campione» in grado di sfidare il sindaco.
E deve «deberlusconizzarsi» per essere competitivo. Per tutto questo potrebbe esserci bisogno di parecchio tempo.
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