L’altra maggioranza e il fattore-tempo

by Sergio Segio | 9 Settembre 2013 8:42

Loading

 IL PD con l’M5S e con Sel. Anche con Scelta civica, pur se Benedetto Della Vedova ufficialmente fa il prudente. Questo fa impazzire SB. Non solo lui in verità, visto che pure nel Pd c’è qualcuno che vorrebbe trattare l’affaire SB con mano di velluto. Solo qualcuno però. Perché la notizia — fondamentale per capire che cosa succederà davvero oggi — è che a nessun componente Pd della giunta sono arrivati messaggi per raccomandare prudenza e comportamenti soft. Su SB si va avanti «come la legge chiede che si vada avanti». Questo, come risulta a Repubblica, ha ripetuto il capogruppo al Senato Luigi Zanda ai suoi. Gliel’aveva detto anche nei giorni scorsi, ma per evitare dubbi lo ha ribadito.
Tuttavia, c’è modo e modo di andare avanti. Avanti piano? Avanti di corsa? Avanti con prudenza? Avanti con soste per pigliar fiato? La seconda cosa certa di questa vigilia — «piena di tensione » come confessa l’ex giudice ed ex sindaco di Lametia Doris Lo Moro del Pd — è che il Pdl è ben deciso a ingaggiare una battaglia durissima sui tempi. Politicamente, lo rivela il vice presidente della giunta Giacomo Caliendo, ex magistrato pure lui ed ex sottosegretario alla Giustizia: «Voglio proprio vedere se per SB si seguirà un comportamento che non s’è mai seguito per nessun altro parlamentare. Voglio vedere se si avrà il coraggio di fare un’accelerazione del tutto immotivata. Voglio vedere se non saranno rispettati i diritti della difesa. Voglio vedere se non ci daranno almeno una settimana di tempo per leggere la relazione». Un altro magistrato — eh sì, per un caso questa giunta è piena di ex toghe… — canta la musica opposta. Il democratico Felice Casson non sente ragioni: «La legge Severino dice che la decadenza va fatta SUBITO. Lì c’è scritto per due volte IMMEDIATAMENTE. Io voglio che questa legge sia rispettata». Casson, il solito “estremista”, come sostengono quelli del Pdl? L’ex battagliera presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane, ora vice presidente della giunta, è ancora più tranchant: «L’ho già proposto la settimana scorsa, dobbiamo proseguire subito, già il giorno dopo». Ovviamente senza dubbi Mario Michele Giarrusso, il capogruppo dell’M5S: «Dobbiamo andare avanti a oltranza ». Bisogna partire da qui per interrogarsi su cosa succederà davvero in giunta. Andando a ritroso. A cominciare dallo scontro inevitabile sul calendario. Perché è su quello che SB sfida il Pd.
Prima pressione del Pdl. Allungare il brodo. Cercare tutte le scuse. Congelare, o quantomeno allontanare nel tempo, o addirittura rinviare sine die, il voto della giunta. Ma tutto questo è realistico?
Decisamente, la richiesta del Pdl suona come del tutto irrealizzabile. La contrasta l’asse Pd-M5S-Sel. Otto più quattro più uno. Asse vincente su quello di centrodestra (sei Pdl, un Gal, una Lega) anche se con loro si schierasse il socialista Buemi e Della Vedova fosse incerto.
Che cosa succederà oggi? Ci sarà la guerra sul calendario?
È presto detto. Il relatore Andrea Augello, senatore Pdl, farà la sua relazione. Indipendentemente da cosa dirà, il Pdl chiederà tempo, «tempo giusto» dice Caliendo. «Almeno una settimana, certo loro hanno la maggioranza e possono
fare quello che vogliono, ma non possono violare le regole, il bon ton delle istituzioni». Lo scontro è garantito. Le parole d’ordine sono chiare. Giarrusso: «A oltranza». Casson: «In settimana». Toccherà al presidente Dario Stefàno una mediazione. La giunta si può riunire almeno per altri due giorni, tipo mercoledì e venerdì. È escluso che si vada direttamente a lunedì 16 settembre.
Curiosità. Il presidente della giunta vota regolarmente?
Il quesito non è di poco conto. Ebbene sì, ovviamente Stefàno, il senatore di Vendola, ha diritto di voto. Esiste una prassi di giunta per cui spesso il presidente non vota, ma nessuno gli impedisce di farlo. Nell’affaire SB per certo Stefàno non rinuncerà a votare. Farà maggioranza.
Che proporrà Andrea Augello, l’uomo del giorno, il più “telefonato” durante il week-end? Salverà SB? Ricorrerà a un trucco? Lui, un ex An, gli fornirà un gradino per restare in Senato?
Augello è rimasto a casa tutta la domenica. È uscito quattro volte per “passeggiare” il suo cane. Si chiama Drago. Lo ha portato anche a correre al parco. È rimasto in piedi tutta la notte per ridurre la portata monstre della sua relazione, lievitata da 25 a 125 pagine. «Sto cercando di scendere a 90» diceva ieri sera. Un coniglio dal cappello lo tirerà fuori. Il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia del Lussemburgo. «Ricorso giusto e del tutto compatibile» scriverà lui, perché la legge disciplina pure l’incandidabilità per il Parlamento europeo, quindi riguarda il diritto dell’Unione, quindi la giunta italiana
può mettersi i panni del giudice, che le sentenze della Consulta e di Strasburgo gli riconoscono, e andare avanti. È ovvio che la giunta deve fermarsi, deve aspettare quel giudizio. Un atout non da poco per SB. Destinato alla bocciatura.
Augello si appella solo a Lussemburgo oppure il suo spettro contro la legge Severino è più ampio? Cosa ci sarà nella sua relazione?
Più che un “processo” a SB, quello di Augello sarà un “processo” alla legge Severino. Certo, Augello parlerà per forza di SB. Partirà dalla sentenza che il primo agosto lo ha condannato a 4 anni per frode fiscale. Farà la storia del processo Mediaset. Ma poi chiederà alla giunta se davvero vuole creare il precedente di un senatore cacciato da palazzo Madama in forza di una legge che, a suo dire, è un colabrodo. Lo dicono i pareri pro veritate di Berlusconi. Lo dice il ricorso a Strasburgo di SB. Ma lo pensa pure lui. Se l’è lasciato scappare più volte in questi giorni: «Questa legge è un disastro. È stata fatta male. Merita di andare alla Consulta. Lussemburgo avrebbe da ridire». A questo punto Augello chiuderà la sua relazione e tutto fa pensare che non chiederà la decadenza di SB sulla base di una legge che per le sue falle non può comportare il sacrificio di un senatore. Gli voteranno contro e lo sostituiranno. Ma non succederà certo oggi. Oggi cominceranno solo gli interventi.
Il Pd è tormentato? Ci sono defezioni nel gruppo? Che rapporto c’è con l’M5S? Accetteranno le pressioni dei rinvii?
Confessava ieri Doris Lo Moro: «Non mi era mai accaduto nella mia vita. Ma in queste settimane, e anche oggi, ho ricevuto migliaia di sms e di mail, dalla gente comune e dai giuristi, e chiedevano e chiedono tutti la stessa cosa, votare la decadenza di SB». Ecco, questo è il Pd. Lo stesso di Felice Casson: «Non hanno alcuno scampo giuridico. I loro ricorsi sono assurdi. Come succede nei processi quando l’imputato non sa dove sbattere la testa». Lo stesso Pd di Stefania Pezzopane: «Non ho ricevuto alcun invito a rallentare i lavori. La legge è chiara. Il ricorso a Strasburgo è solo una mossa politica, è un messaggio alla giunta che però non può essere condizionata da fatti politici. Se ci fermassimo ci renderemo complici del mancato rispetto della legge».
Per la prima volta in questa legislatura, dopo il no ad allearsi nel governo, si creerà un asse Pd-M5S nel governo?
Per ora parlano i fatti. Ecco cosa diceva ieri il capogruppo M5S Mario Michele Giarrusso: «Se Augello non farà una proposta chiara e definitiva ne chiederemo la sostituzione. Se cercherà di fare, come vorrà fare, il processo alla legge Severino, noi lo fermeremo. Il ricorso a Strasburgo di SB è un’assurdità. Se il Pdl cercherà di fermare la giunta noi ci opporremo, perché l’Italia non può stare appesa a una vicenda che in un altro Paese più civile del nostro si sarebbe già chiusa. Il Pd? Sembra deciso, speriamo che tengano. Noi faremo la nostra parte e non consentiremo deroghe».

Post Views: 164

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/09/laltra-maggioranza-e-il-fattore-tempo/