La Ue frena sul piano Mps “Ancora aspetti da chiarire”

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MILANO — Molto lavoro è stato fatto, ma ancora non basta e per ora il disco verde da parte di Bruxelles al piano del Monte Paschi per accedere ai Monti bond non arriva. E prima di concludere definitivamente un accordo politico già raggiunto a inizio settembre ci vorrà ancora qualche passaggio. «Sull’accordo Almunia- Saccomanni su Mps si sono fatti molti progressi ma ci sono ancora aspetti da chiarire», ha spiegato il portavoce del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, rispondendo a chi gli chiedeva il perché del rinvio rispetto ad un calendario prospettato dalla banca, secondo cui il cda dell’altroieri (il 24 settembre) avrebbe dovuto licenziare il nuovo piano e poi inviarlo al ministero dell’Economia e dunque a Bruxelles. «Le discussioni con le autorità italiane per finalizzare i termini dell’accordo sono ancora in corso», ha precisato il portavoce di Almunia, aggiungendo che il lavoro è teso a «formalizzare l’accordo del 7 settembre » tra il commissario Ue e il ministro Fabrizio Saccomanni.
Di più, sui contorni delle discussioni e sull’ambito dei tasselli che ancora mancano, non è stato detto. L’ambito dei ragionamenti, tuttavia, non deve essere meramente formale. Il presidente del Monte Paschi, Alessandro Profumo, dopo un’audizione alla Camera ha ribadito la disponibilità della banca a rivedere i passaggi che si rendessero necessari per il via libera. «Siamo a disposizione di ministero e Commissione per apportare tutte le modifiche necessarie, nell’interesse di tutti noi e del Paese, per arrivare alla definizione di questo processo», ha spiegato il manager. E ancora: «Riteniamo che abbiamo fatto tutto ciò che era necessario e opportuno, ma laddove ci fossero richiesti ulteriori elementi, li affronteremo con il medesimo spirito». Per quanto riguarda le remunerazioni dei manager, Profumo ha affermato invece che «non c’è nessuna eccezione da sollevare, come Mps». Invece sulla data del prossimo cda della banca, per l’approvazione definitiva del piano, Profumo ha dovuto concludere: «Non dipende da noi».
Ieri il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha sottolineato che «è interesse dell’Italia e dell’Europa che Mps possa completare il piano nei tempi previsti» comuqnue, ha aggiunto, «c’è un dialogo proficuo» con Bruxelles. In movimento anche il mondo politico senese. «Abbiamo chiesto un incontro urgente al governo, perché la banca è una questione di interesse nazionale », ha detto il sindaco di Siena, Bruno Valentini, spiegando di aver inviato una lettera congiunta con il presidente della Provincia e della Regione Toscana. Il sindaco ha anche detto che l’aumento di capitale del Monte «va rinviato il più lontano possibile», in quanto «impedisce la liberazione dai debiti» della Fondazione Mps e poi ha aggiunto: «Finora il lavoro fatto dai manager non l’ho visto».
Oggi intanto si apre il processo, con rito abbreviato, sul derivato Alexandria. Sul banco degli imputati Giuseppe Mussari, ex presidente della banca (che secondo le attese non dovrebbe essere presente in tribunale), di Antonio Vigni (ex direttore generale) e di Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza. I manager devono rispondere dell’accusa di ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza. Secondo l’accusa nell’ambito della ristrutturazione del derivato, il contratto di “mandate agreement” sarebbe stato occultato a Bankitalia.


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