La talpa Gea entra in azione

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TORINO. Sbandierato in pompa magna, l’avvio dei lavori della talpa Gea, la tunnel boring machine che avrà il compito di proseguire lo scavo della galleria di servizio di Chiomonte, si è consumato con il posizionamento della grande fresa ai margini della tunnel. Entrerà in funzione a metà ottobre: per raggiungere il fronte d’attacco, a 220 metri, impiegherà circa tre settimane. Larga 6 metri e 30 centimetri di diametro, scaverà in due anni i 7 chilometri e mezzo del cosiddetto cunicolo esplorativo della Maddalena. Non si tratta, per la precisione, della galleria transfrontaliera di 57 chilometri al confine tra Italia e Francia lungo la Torino-Lione, ma rappresenta – secondo il progetto – la quarta delle opere che permetterebbero di raggiungere il futuro tunnel di base, insieme alle tre discenderie francesi già realizzate nella valle della Maurienne. La Francia si è poi fermata e, anche dopo la bocciatura della Corte dei conti, ha congelato fino al 2030 tutte le opere secondarie, come le vie d’accesso, alla futura galleria di base da Susa a St.Jean de Maurienne. Atti che testimoniano i dubbi parigini nei confronti dell’opera.
Molto soddisfatto dell’ingresso della talpa nel tunnel, invece, Marco Rettighieri, direttore generale di Ltf, società incaricata della realizzazione della tratta internazionale: «È una pietra miliare», una tappa «da ricordare». Ottimista Mario Virano, commissario di governo e presidente della commissione intergovernativa, che ha dichiarato: «Si fa un altro passo avanti verso la percezione dell’irreversibilità dell’opera. Ora mi aspetto più ragionevolezza, ma resto consapevole che la protesta non finirà e ci sarà battage nella campagna politica per le Europee e le Amministrative del 2014».
«Gli oppositori – ha aggiunto Virano – prima hanno detto che era un falso cantiere, poi che si scavava con il cucchiaino, infine che la talpa non sarebbe mai arrivata. Ma tra 20 giorni la fresa comincerà a grattare la roccia e in due anni completerà la sua opera». Un raggio laser di colore rosso indicherà alla sala di comando il tracciato da seguire e le eventuali correzioni. Del complesso macchinario fanno parte anche i nastri che trasporteranno all’esterno il materiale di scavo, il cosiddetto smarino, che preoccupa gli attivisti.
I lavori proseguiranno sotto lo sguardo vigile di 415 militari (un numero rilevante rispetto ai 971 abitanti di Chiomonte, registrati nel marzo 2013) e centinaia di agenti di polizia, guardia di finanza e carabinieri. Il clima rimane teso. Ieri, il movimento ha denunciato la comparsa, a Susa, di un volantino di insulti e minacce nei confronti dei No Tav. «Agiremo – si legge – nella stessa maniera in cui agite voi: da vigliacchi. Vi daremo filo da torcere. Colpiremo le menti di questa organizzazione terroristica». Il volantino è firmato da sedicenti «Disoccupati Val di Susa». Il documento si rivolge ai sindaci, accusati di essere «complici di questi delinquenti». Ritiene che le proteste stiano «distruggendo la valle» con aziende chiuse e turismo in crisi. E critica Erri De Luca, che aveva difeso la pratica dei sabotaggi: «Appoggeremo le forze dell’ordine. Il popolo della Valle è con voi e siamo pronti a combattere al vostro fianco».
Intanto, Stefano Rodotà ha deciso di querelare il ministro Alfano e i quotidiani Libero e Il Giornale: «Le mie parole sono state deliberatamente falsificate».


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