l premier ora vuole la verifica “Basta con il tiro al piccione”

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E ADESSO Enrico Letta pretende la verifica. Sarà il momento del redde rationem. Pochi giorni e il premier presenterà il suo «contratto» ai partiti. Prendere o lasciare, dentro o fuori. «Non sto qui a subire il tiro al piccione, né da destra né da sinistra». Enrico Letta vuole blindare la sua maggioranza.

E PRETENDE un accordo sulla legge di Stabilità prima che approdi in consiglio dei ministri. Il premier è a New York, ma lo sguardo è costantemente rivolto all’Italia. La mancata assunzione di responsabilità di Pd e Pdl su quella che un tempo si chiamava Finanziaria, equivarrebbe per Palazzo Chigi a una sfiducia. Porterebbe in via automatica a un passo indietro del suo inquilino.
Neutralizzare dunque la selva di avvertimenti, le fibrillazioni, le messe in mora, le minacce, da una parte e dall’altra, ecco la priorità. E lo strumento individuato dall’asse di ferro con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni è proprio la legge di stabilità, che il Consiglio dei ministri è chiamato a varare entro metà ottobre: dovrà diventare il patto di coalizione per il prossimo anno «o mi faccio da parte». Chi lo sottoscriverà si impegnerà a portarlo avanti senza ripensamenti. Per il capo del governo, dunque, si tratterà di un vero e proprio test per capire se la “strana maggioranza” possa andare avanti nel 2014 come chiede anche Napolitano. Il premier in missione per «vendere» il “prodotto Italia” in America, vuole insomma certezze e porre fine al tira e molla di questi giorni. Con l’obiettivo di imbullonare l’esecutivo anche rispetto alle vicende giudiziarie e molto personali del Cavaliere.
Il richiamo di ieri del presidente della Repubblica Napolitano torna ancor una volta utile a chi lavora alla tenuta del governo. Letta non ha ancora deciso se il passaggio, che sarà comunque parlamentare, comporterà una mozione di fiducia da affiancare alla legge. Ipotesi tutta da valutare proprio con il Colle. Al momento è la meno probabile, dato che nessuno ha ritirato il sostegno. Il presidente del Consiglio potrebbe piuttosto rivolgersi alla coalizione con un appello in aula. Se votate, vi impegnerete per tutto il 2014, questo il senso. E non solo per tutti i passaggi concreti, i decreti e quant’altro di tecnico discende dalla legge di stabilità. Il richiamo dovrà avere un peso tutto politico, piuttosto. Affinché tutti i temi sul tappeto non vengano riaperti giorno per giorno. Un impegno, va detto, che Letta pretende non solo dai falchi berlusconiani ma anche dal Pd.
Due gli obiettivi della «verifica ». Primo: evitare che il Pdl/Forza Italia logori appunto day by day il suo governo, col tira e molla quotidiano tra i falchi Brunetta-Santanché, da una parte, e le colombe ministeriali Alfano e Lupi, dall’altra. Secondo: avere la certezza di potersi proiettare su tutto il 2014, gestire in serenità il semestre di presidenza italiana della Ue. E, come auspica il Colle, condurre in porto proprio in quell’arco di tempo le riforme, a cominciare da quella elettorale.
Ma su questo terreno Enrico Letta sa di misurarsi con le fibrillazioni che ancora attraversano il fronte berlusconiano. Il Cavaliere ieri ad Arcore ha fatto il solito vertice con Fedele Confalonieri, Ennio Doris e i dirigenti Mediaset e, dopo aver incontrato i figli, si è blindato con gli avvocati, compreso Franco Coppi. In cima alle sue preoccupazioni, la scelta dei servizi sociali (preferita) piuttosto che dei domici-liari, alla quale dovrà pervenire entro il 15 ottobre. Tuttavia, è anche l’argomento dimissioni in aula al Senato da rassegnare poco prima della decadenza, ad essere tornato di stretta attualità nei conciliaboli familiari e legali di Villa San Martino. Gianni Letta e non solo lui sta insistendo in queste ore per scongiurare l’avvio della nuova campagna tv che il leader intende giocare tutta all’attacco, contro i giudici e Md in particolare. Oggi Berlusconi torna a Roma e per domani avrebbe intenzione di materializzarsi nel salotto di Porta a Porta, prima di approdare il giorno del suo compleanno, il 29, a Domenica Cinque sulla sua rete ammiraglia. Tutto incerto, ancora, i dubbi sulla strategia lo logorano, mentre sullo sfondo si staglia la lotta di potere già in atto sui ruoli di vertice in Forza Italia. Daniela Santanché rinuncerà alla candidatura alla vicepresidenza della Camera (presto ai voti) ma i falchi non cedono il passo e Brunetta piazza per quel ruolo il “suo” Simone Baldelli. Resterebbero a guardare Carfagna, Prestigiacomo, tra gli altri. Alfano e i ministri lottano per non perdere posizioni nel nuovo partito. Resta appesa la convocazione dei gruppi Pdl tra domani e dopo: improbabile — raccontano — se davvero Berlusconi ha rinunciato come sembra a dichiarare guerra al governo.


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