by Sergio Segio | 13 Settembre 2013 6:42
ROMA — Le speranze di molti erano concentrate su quell’incontro, ma nel faccia a faccia tra Guglielmo Epifani e Matteo Renzi non è stato possibile siglare l’accordo auspicato.
La proposta del sindaco di Firenze é stata infatti bocciata. Era questa: congresso nazionale entro la data stabilita dallo Statuto, cioè il 7 novembre, le altre assise locali, quelle per scegliere i segretari regionali, provinciali e cittadini, dopo. E questo per un semplice motivo che Renzi ha spiegato ai suoi quando ha annunciato loro che intendeva rovesciare i termini della questione congresso in questo modo. «Se facciamo prima le assemblee locali abbiamo la cristallizzazione delle correnti, cosa che io non voglio. Io voglio scegliere una persona perché é valida, anche se non é renziana. Non voglio un partito governato secondo logiche correntizie per cui un tot spetta a Cuperlo, un altro tot a Pittella e via dicendo».
È un ragionamento che il sindaco ha fatto anche a Epifani, il quale, però, non ha potuto dirgli di si. Anche se gli ha promesso: «Io cercherò comunque di dare una mano per arrivare a una soluzione». Il segretario, però, non ha potuto dare altre garanzie perché sa bene che Bersani da quell’orecchio non ci vuole proprio sentire. La posizione dell’ex segretario é illustrata bene da uno dei suoi fedelissimi, Alfredo D’Attorre: «Bisogna cominciare dal basso e poi si va sul nazionale. Renzi non deve pensare che può nominarsi dei luogotenenti e non dei segretari regionali». Nemmeno la seconda proposta di Renzi, ossia quella di eleggere insieme il leader nazionale e i segretari regionali ha avuto miglior fortuna. Anche su quella i bersaniani fanno resistenza. E l’incontro tra Gianni Cuperlo ed Epifani, alle tre e mezzo di ieri pomeriggio, non é servito a sbloccare lo stallo.
Sembrerebbe questione di lana caprina, ma così non é. Eleggere i segretari regionali senza agganciarli alle primarie per il leader nazionale significa renderli più legati all’apparato del partito e alla vecchia maggioranza e impedire a Renzi di avere una propria classe dirigente nuova. I segretari regionali contano: mettono bocca, e mano, alle liste per le elezioni politiche e comunque in un partito che Renzi immagina federale hanno un certo potere nella gestione della linea politica. Per questa ragione Bersani fa una strenua resistenza a qualsiasi ipotesi d’accordo, anche a costo di spaccare il Pd.
Il sindaco di Firenze non é contento per l’andamento delle cose. Si rimprovera di non aver preteso che l’assemblea nazionale si tenesse, come da accordi originari, a luglio: «Abbiamo perso troppo tempo», sbuffa. Non si pente troppo, invece, di aver ripreso la verve del «rottamatore» e di essere andato in televisione, a Porta a Porta , infilzando avversari interni e sostenitori della seconda e della terza ora: «Io voglio fare una rivoluzione, dolce, ma pur sempre una rivoluzione, non voglio passare il mio tempo a trattare con i maggiorenti e a scendere a patti con loro». E se, qualcuno, per questa ragione scenderà dal carro del vincitore, per il sindaco di Firenze é meglio.
Ma questo suo modo di agire rischia di farlo entrare in rotta di collisione con il mondo ex democristiano, che l’altra sera ha abbondantemente preso in giro. E con il premier. I lettiani raccontano che il presidente del Consiglio é arrabbiatissimo e il tam tam che proviene da quell’ambiente fa sapere che Letta medita addirittura di far presentare un anti Renzi al congresso. Nella persona di Epifani perché ovviamente il premier non può scendere in questo agone. I renziani fanno spallucce e sostengono che questa é solo una mossa tattica per cercare di arginare il sindaco di Firenze. Tra l’altro, la discesa in campo di Epifani aprirebbe un nuovo fronte interno, perché Cuperlo non ne sarebbe certo contento.
Maria Teresa Meli
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