by Sergio Segio | 23 Settembre 2013 6:17
ROMA — Viaggiatori flessibili come le loro biciclette, pieghevoli e adattabili per risparmiare tempo e fatica, per attraversare le città del terzo millennio tagliando costi e nevrosi. Cresce al ritmo del 30 per cento l’anno la pattuglia dei ciclisti integrati, che usano i mezzi pubblici solo quando e quanto serve. Tanto che ormai li incroci quotidianamente pedalare in mezzo al traffico e pochi minuti dopo li vedi salire sulla metropolitana, prendere un bus o correre verso il treno che li riporterà a casa. Accanto, la loro bike capace di diventare in venti secondi un blocco compatto e trasportabile da sistemare in ufficio, in sala, al sicuro dai furti.
«Nel 2008 mi guardavano come se fossi un extraterrestre quando salivo con la mia pieghevole in autobus», racconta Federico Occhionero, che a furia di domande incuriosite ha fondato un sito, bicipieghevoli. net, con oltre 40mila visitatori al mese. Nel 2012, gli acquisti di biciclette (un milione 750mila) hanno superato quelli di auto (meno di un milione e mezzo), e la due ruote flessibile e snodabile guadagna fette di mercato, anche perché si può trasportare gratis sui mezzi pubblici in un paese che ha solo 4mila chilometri di piste ciclabili contro i 40mila della Germania. È un vero boom, dalle 15 mila vendute nel 2011 alle 20mila dell’anno scorso. Un trend in crescita fotografato dal sito di Occhionero, dove impiegati e studenti raccontano le loro giornate passando dal treno al bus ai pedali. C’è Anna, working mum milanese che risparmia «tra i 40 e i 50 minuti al giorno utilizzando bike+metro+bike. E questo significa più tempo per la famiglia e un’ora in meno di baby sitter da pagare». E c’è Andrea, che da quando riesce ad andare al lavoro usando solo bici e treno e ha abolito «la seconda auto di famiglia, aumentandomi in pratica lo stipendio di mille euro».
Da Milano a Roma, le storie fatte di minuti guadagnati e soldi risparmiati si moltiplicano. Alessandro ha deciso di diventare ciclista dopo aver visto per settimane gente scendere alla stazione di San Pietro, nella capitale, e da un ammasso di metallo in pochi secondi tirare fuori una bici senza spettare, come lui, il bus in ritardo. Storie metropolitane si rincorrono a testimoniare un cambiamento, perché è proprio nelle grandi città che la svolta è più evidente. «L’uso integrato di bici e mezzi pubblici è la soluzione più furba e adatta ai grandi centri urbani, è la vera risposta alla mobilità per il futuro. Certo, bisognerebbe che sui treni dei pendolari ci fosse uno spazio dedicato alle biciclette pieghevoli e non, in modo da non infastidire gli altri passeggeri quando c’è ressa», dice Alberto Fiorillo, responsabile per la mobilità di Legambiente.
Che gli appassionati della flessibilità a due ruote abitino nelle grandi città, lo dimostrano anche i dati di vendita dell’azienda inglese Brompton, vincitrice del premio della Regina: in Italia ha visto crescere nel 2013 le vendite rispettivamente del 28 per cento a Milano e del 41 a Roma. Come Brompton, va forte l’americana Dahon, di cui già nel 2010 si vendevano 2500 pezzi nel nostro Paese. Ma il mercato è in crescita costante e sono decine le marche per tutte le tasche. Dalla Hoptown alla Speed P8 alla Tern, dalla Bh alla Giant, e poi Koga-MiyataMobiki, Strida. Dai 9 ai 13 chili di libertà concentrata. Da portare come una bagaglio a mano anche in aereo, o tirandosela dietro, per il manubrio, come un trolley.
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