by Sergio Segio | 25 Settembre 2013 6:32
E dopo di loro, autorità massima è data per i sunniti ai compagni più stretti di Maometto e ai primi califfi, mentre per gli sciiti alla linea dinastica dei discendenti della sua famiglia. Per appoggiare le aperture diplomatiche del Presidente Rouhani, la guida suprema Khamenei ha parlato di «flessibilità eroica», prendendo a prestito un’espressione da lui scelta molti anni fa per definire l’azione dell’imam Hasan. Hasan era figlio di Ali e di Fatima, la figlia di Maometto, e secondo il credo sciita fu il secondo imam successore di Maometto. A lui doveva spettare quella leadership della comunità che la maggioranza sunnita mai pensò di cedergli. Hasan abbandonò la vita politica siglando un accordo di pace con il califfo sunnita, ritirandosi in buon ordine e concludendo così la prima stagione di rivendicazioni politiche sciite. La definizione, come detto, non è casuale. Proprio Khamenei tradusse negli anni Settanta un libro dedicato a lui e alla sua accettazione dell’autorità del califfo sunnita Muawiya, intitolato «La pace dell’Imam Hasan. Il più glorioso esempio di eroica flessibilità della storia». La scelta di Khamenei riflette la concezione che la trattativa con il nemico americano e i suoi alleati, un nemico più forte, sia una sforzo eroico e di una flessibilità unica, soprattutto quando si avrebbe ogni ragione per agire diversamente. Per gli sciiti Hasan, nonostante i suoi diritti dinastici e religiosi, trattò la pace con il nemico per non trascinare la prima comunità islamica in una lotta fratricida. Il suo fu così un eroico rinunciare per il bene di tutti, anche se poi, il martirio del fratello Husayn dopo qualche anno inaugurò per gli sciiti un’età di sofferenza e persecuzioni. Ma questo è quanto Khomeini di certo non si augura con il suo richiamo storico all’Imam Hasan.
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