Il regime esulta: “Ha vinto Assad”

by Sergio Segio | 16 Settembre 2013 5:18

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NEW YORK — «Abbiamo vinto noi. È un grande successo ottenuto grazie agli amici russi»: così parla all’agenzia di Mosca Ria Novosti
il ministro siriano della Riconciliazione Ali Haidar: «Questa intesa evita un attacco contro di noi, ci aiuta ad uscire dall’angolo e toglie ai nostri nemici le scuse per colpirci. Adesso aspettiamo le decisioni dell’Onu e le rispetteremo ». Le sue parole sono il primo commento ufficiale di Damasco dopo l’accordo firmato sabato a Ginevra tra Usa e Russia per il disarmo dell’arsenale chimico di Assad. E le sue dichiarazioni sono la sponda perfetta per le critiche che Obama si trova a dover affrontare ancora una volta da quando è iniziata la lunga crisi.
I giornali, dal Washington Post al New York Times, sono scettici sugli sviluppi dell’intesa, gli analisti sottolineano le difficoltà che incontreranno gli ispettori sul terreno e le esperienze passate (Libia in testa) non inducono all’ottimismo. Duri anche i repubblicani con John McCain che ironicamente si chiede: «Dove è finita la linea rossa?». Così il presidente per difendersi torna in tv, dall’anchor man George Stephanopoulos dell’Abc, e ripete: «Non siamo al traguardo finale ma rispetto a due settimane fa abbiamo compiuto parecchia strada e molto velocemente. Sono soddisfatto dell’accordo, se verrà rispettato avremo segnato un punto importante per uscire da questa situazione e mettere fine alla guerra civile. Capisco le critiche, ma a Washington c’è qualcuno che guarda troppo alle questioni di stile e di forma. Forse la nostra politica non è sembrata lineare, fluente e ordinata, ma ha funzionato ed è solo questo che conta».
Poi Obama tocca l’argomento Putin, l’altra spina nel fianco: «Abbiamo opinioni diverse su molte cose, ma sono felice che sia entrato in gioco nella questione siriana facendo pressioni sul suo fido alleato Assad. È stata la nostra azione politica e la minaccia di un blitz militare a costringerlo all’azione. Ora dobbiamo continuare a lavorare assieme». Infine l’Iran, con l’annuncio a sorpresa di uno scambio di lettere tra la Casa Bianca e il nuovo presidente Hassan Rohani, la riapertura di un canale diplomatico chiuso dal 1979, i giorni del blitz all’ambasciata Usa di Teheran: «Abbiamo discusso della Siria, voglio essere sicuro che loro non pensino sia un segnale di nostro disinteresse per quel che accade nella regione. Anzi per noi il dossier nucleare è al primo posto dell’agenda e l’intesa di Ginevra può essere un modello da seguire in futuro per regolare anche questo problema».
Non a caso, il segretario di Stato John Kerry ieri è volato in Israele per rassicurare Benjamin Netanyahu al quale ha ripetuto: «L’uso della forza rimane un’opzione, la nostra linea non cambia ». E oggi l’attenzione torna all’Onu, dove gli ispettori diffonderanno i risultati sull’uso delle armi chimiche. Rapporto che, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbe essere molto duro nei confronti di Assad collegandolo direttamente all’uso dei gas contro i civili nella strage del 21 agosto. Un punto di consolazione per Obama.

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