Il pressing dei partiti sull’Iva Alfano: siamo sentinelle antitasse
ROMA — Comincia a profilarsi un accordo politico per bloccare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Almeno a giudicare dalle dichiarazioni che sono fioccate nella giornata di ieri, dalle quali è emersa la definitiva saldatura di un fronte contrario al rincaro tra Pdl e Pd. Entrambi gli schieramenti più o meno esplicitamente stanno mettendo in atto un forte pressing sul governo, e in particolare sul ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, perché si trovi, entro la prossima settimana, quel miliardo di euro che servirebbe a scongiurare l’incremento della tassazione sul valore aggiunto a partire dal 1° ottobre e sino alla fine dell’anno.
Così, mentre ieri il Fondo monetario sembrava confermare la stima, diffusa a luglio, di una contrazione della nostra economia per quest’anno dell’1,8%, con una risalita dello 0,7% nel 2014, il ministro dell’Interno e segretario del Pdl, Angelino Alfano, scandiva: «Siamo la sentinella antitasse del governo e lavoriamo perché le tasse non aumentino e la prima tassa a non dover aumentare adesso è l’Iva». Poi, inoltrandosi nel difficile tema delle coperture, aggiungeva: «Pensiamo che un miliardo nelle casse dello Stato sia possibile trovarlo. Lavoreremo per non aumentarla».
Sul punto il Pd si era già esposto venerdì con una dichiarazione del segretario, Guglielmo Epifani, che aveva schierato il partito contro l’aumento dell’Iva. Ma ieri è stato il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, a ribadire il concetto, avanzando una proposta: «Noi non vogliamo l’aumento dell’Iva che colpisce i soggetti più deboli: per evitarlo sarebbe utile pagassero le fasce più ricche che possono pagare e che vivono nelle case più lussuose». Insomma per Fassina lo scatto dell’Iva si potrebbe evitare rimodulando l’Imu e lasciando la tassazione a carico delle fasce più abbienti. Una posizione nota, cui il Pdl è contrario, che Fassina ha esposto all’Assemblea nazionale del suo partito, invitando i suoi a pretendere di più dal governo: «I nostri gruppi parlamentari devono combattere di più: il loro compito è di dire qual è il nostro programma. I compromessi li fa Letta».
Gli inviti rivolti dal premier perché sia assicurata al Paese quella stabilità politica che servirebbe a consolidare i primi timidi segnali di ripresa sembrano del tutto ignorati dai partiti, che paiono già in campagna elettorale, soprattutto quando ventilano possibili crisi di governo. «È tutto molto semplice — ha attaccato ieri Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera —: se Saccomanni non blocca l’aumento dell’Iva, non c’è più il governo. Si tratta — dice l’ex ministro a Il Foglio — di appena un miliardo di euro su un bilancio di 800 miliardi. Mi viene da ridere. Ai dubbi di Saccomanni ho già risposto con i fatti, ho trovato sette voci di copertura finanziaria. Il ministro Angelino Alfano ha appena chiesto a Letta un tavolo di verifica sulle coperture. Chiamatelo, se volete, cabina di regia. Spulceremo le pagine del bilancio, i capigruppo con i ministri economici, e vedrete che le coperture ci sono, eccome». L’ennesimo affondo contro Saccomanni.
Nessuno sembra considerare che in questo momento, secondo la nota di aggiornamento al Def (documento economico e finanziario), il Paese ha superato il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil, il che significa dover trovare un ulteriore miliardo e mezzo di euro per rientrare nei limiti. «Il rischio di sfondamento del 3% era ben noto — ha detto ieri il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini —. Essendo uno sfondamento minimo, al momento, come previsione, è possibile riassorbirlo senza fare la classica manovra che nel passato è stata fatta».
Ma anche nel governo c’è chi crede che lo sfondamento del tetto non sia poi un problema e che i dati del Pil relativi al 2013 siano stati stimati troppo prudenzialmente dalla nota di aggiornamento al Def: «A breve le entrate fiscali potrebbero migliorare per effetto dello stimolo prodotto dai pagamenti degli arretrati della pubblica amministrazione. Basta aspettare un paio di settimane. Se così sarà, quello sforamento verrà annullato. Inutile intanto fare aumentare l’Iva…».
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Alla fine, la voglia di crescita economica e la saggezza hanno avuto la meglio sui nazionalismi e sui piccoli calcoli politici: ieri notte, a Bali, i 159 Paesi della Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) hanno raggiunto un accordo che dovrebbe dare un buon contributo all’aumento della ricchezza del mondo: