Il Pdl a caccia di 43 franchi tiratori veleni e sospetti tra Democratici e 5Stelle

by Sergio Segio | 13 Settembre 2013 7:20

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ROMA — Denis Verdini, fidato “contabile” di Arcore, ha stupito anche un inguaribile ottimista come Silvio Berlusconi: «Presidente, in Aula c’è il voto segreto. Non avranno i numeri per farti decadere, ce la possiamo fare». Previsione a dir poco azzardata, sulla carta, perché per ribaltare un’espulsione che appare certa dovrebbe convincere decine di senatori. Quarantatre, per la precisione.
Numeri alla mano, infatti, la somma dei parlamentari di Pdl (91), Lega (16) e Gal (10) si ferma a quota 117. La maggioranza è 161. Ma visto che il Presidente non vota, per salvare il leader del Pdl servono 160 schede a favore di Berlusconi. Vetta impervia, certo, eppure ad Arcore puntano a fare proseliti nel campo avverso. Nel partito del “non voto” e fra i peones incupiti dal rischio delle urne, ma anche fra gli inquieti di Scelta civica e in un Pd ancora sotto choc per i 101 che affossarono Romani Prodi.
Il veleno scorre copioso, tra gli scranni di Palazzo Madama. E i grillini hanno gioco facile a gettare ombre sul partito delle larghe intese. Sentite il capogruppo Nicola Morra: «Noi chiederemo il voto palese, vedremo se il Pd ci sosterrà. Altri, e non il M5S, hanno il problema della doppia verità. Per noi Berlusconi era già ineleggibile, ma non per il Pd. Almeno ci mettano la faccia».
Parole dure e un pizzico di propaganda, forse. Eppure nel Pd il terrore di urne infauste è reale e cresce ora dopo ora. Due giorni fa, a Montecitorio, il ministro Graziano Delrio sussurrava: «Non dobbiamo dare a Berlusconi il tempo di organizzarsi…». Se Berlusconi decidesse di non dimettersi, sfidando l’Aula, tutti guarderebbero a eventuali franchi tiratori dem: «Occhi aperti – avverte Pippo Civati – ma non voglio neanche immaginare che tornino i 101. Sarebbe la fine del Pd. Non reggeremmo».
L’incubo peggiore, però, è un altro. Prevede un blitz dei cinquestelle nel segreto dell’urna e un clamoroso sostegno dei grillini al Cavaliere. Ugo Sposetti non si nasconde: «I dalemiani pronti a sostenere Berlusconi? A parte che io sono migliorista, ma comunque chi lo dice è un mascalzone. Il Pd non ha alcun interesse a fare una cosa del genere». Piuttosto, domanda l’ex tesoriere dei Ds, «chi vuole destabilizzare la politica italiana e il governo?». La risposta non si fa attendere: «Il M5S. Ecco, secondo me sono pronti a salvare il leader del Pdl. È lo stesso schema di vent’anni fa, quando Lega e MSI salvarono Craxi».
Mentre il Partito democratico è alle prese con il pallottoliere, dalle parti di Arcore si alimenta una fiammella che sembrava già spenta. Il sottosegretario Michaela Biancofiore è tra quelli pronti a scommettere sulla “conversione” in Aula: «Pd e Giunta sono fuori legge e vogliono decidere prima di eventuali ricorsi? Vogliono bruciare Berlusconi come Giordano Bruno? Bene, penso che fra i democratici ci siano persone intellettualmente oneste pronte a votare in Aula contro la decadenza».
E poi c’è Scelta civica. Può contare su venti, preziosissimi voti. Nulla è ancora deciso, ma a molti non è sfuggito l’attivismo di Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc coltiva il confronto con i mille ambasciatori di via dell’Umiltà. Come lui, anche il ministro Mario Mauro. Di certo, i due possono contare su sette o otto senatori e continuano a predicare il verbo della stabilità di governo.

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