by Sergio Segio | 3 Settembre 2013 15:13
È in corso da alcune settimane nel Regno Unito un dibattito sulle nuove tecniche per le estrazioni di gas naturale, come il fracking, tra forti proteste che hanno attirato centinaia di persone in un tranquillo paesino dell’Inghilterra meridionale.
Come spiega[1] il fisico e ingegnere Filippo Zuliani, lo shale gas è “gas naturale intrappolato in rocce particolari – gli shale, appunto, sedimenti a grana fine contenenti argille e limi – che viene estratto tramite fratturazione idraulica (fracking) delle stesse, utilizzando acqua e additivi chimici ad alte pressioni”. Esistono una serie di preoccupazioni ambientali legate all’utilizzo di questa tecnica, in primo luogo riguardo al grande consumo di acqua richiesto per lo sfruttamento dei pozzi e al consumo del suolo, mentre non è dimostrato il suo collegamento con i terremoti.
(Fracking e shale gas in Italia[2], di Filippo Zuliani)
Balcombe è un paesino di circa duemila abitanti nella regione del West Sussex, a sud di Londra. La società Cuadrilla Resources ha costruito a poca distanza dell’abitato un pozzo di esplorazione. Circa un mese fa sono arrivati nella zona i primi manifestanti, che hanno messo in atto una serie di proteste come il blocco dell’accesso al sito e manifestazioni alla sede della società a Londra. Cuadrilla Resources ha già interrotto per sei giorni le operazioni e la polizia nella zona ha effettuato circa 80 arresti tra i manifestanti (tra cui Caroline Lucas, una parlamentare dei Verdi). Alcune personalità celebri nel Regno Unito, come il comico Russell Brand e la stilista Vivienne Westwood, hanno detto di sostenere la protesta. Nel frattempo, BBC ha scritto[3] ieri che un’altra società di estrazione ha presentato i piani per un nuovo pozzo esplorativo nel West Sussex.
Il dibattito ha comunque assunto dimensioni nazionali da quando, a luglio, la British Geological Survey[4] ha rilasciato un rapporto secondo cui nell’Inghilterra settentrionale ci potrebbero essere riserve di shale gas fino a 36 trilioni di metri cubi, il doppio delle stime precedenti. Visto anche il sostegno del governo Cameron ai progetti estrattivi di questo tipo, si è cominciato a discutere animatamente di una possibile campagna di progetti esplorativi in tutto il paese.
Ai primi di agosto, il ministro dell’Energia Michael Fallon ha definito[5] “entusiasmanti” le prospettive di sfruttare i giacimenti di shale gas, una dichiarazione controversa che è stata appoggiata anche da Cameron (con la precisazione che non ci devono essere rischi per l’ambiente). L’ex ministro conservatore Nick Herbert ha detto[6] che l’opposizione al fracking nelle zone rurali viene dalla “paura dell’ignoto” e che dovrebbe essere fatto di più per informare le popolazioni locali.
Nel dibattito britannico ci sono considerazioni molto diverse, che coinvolgono l’ambientalismo, la politica energetica nazionale e le modalità di protesta accettabili per una democrazia (per farsene un’idea basta guardare la pagina speciale dedicata al tema[7] dal sito del Guardian). L’Economist riassume[8] le posizioni dei contrari dicendo che, secondo loro, il fracking è dannoso per due ordini di motivi: il primo riguarda quelli di tipo ambientale, perché gli idrocarburi sono dannosi per l’ambiente e il metano che viene prodotto nel processo è un gas serra; oltre a questo, il fracking può portare a un grave inquinamento delle falde acquifere. Il secondo è che un pozzo per lo sfruttamento dello shale gas ha un impatto molto elevato sulla qualità della vita dell’area, a causa del continuo traffico di mezzi pesanti e dell’arrivo improvviso di centinaia di operai (che negli Stati Uniti ha causato, tra le altre cose, rapidi aumenti della criminalità).
Altri sottolineano che gli investimenti nel fracking potrebbero togliere risorse al mercato delle energie rinnovabili, che secondo alcuni[9] è il vero ambito su cui dovrebbe concentrarsi il governo. Ci sono perfino considerazioni di tipo geografico: una delle aree dove ci sarebbero le riserve maggiori è il Lancashire, nel nord del paese, ma diversi politici locali hanno detto che non accetteranno che le conseguenze ambientali siano tutte a carico del nord mentre il sud utilizza tutta l’energia ottenuta.
L’Economist sostiene che le obiezioni degli ambientalisti sono deboli, mentre le seconde sono rese più solide dal fatto che nel Regno Unito le ricadute economiche dei giacimenti sono molto meno favorevoli per le comunità locali rispetto agli USA (e la risposta potrebbe essere allora far restare più tasse sul territorio).
In Europa settentrionale – in particolare in Polonia, Germania, Svezia, Regno Unito e Francia – ci sono grandi riserve di shale gas che potrebbero aiutare a diminuire la dipendenza dal gas naturale nordafricano o dell’Europa orientale. Le nuove tecniche hanno già incontrato una forte opposizione in diversi paesi europei e Francia e Bulgaria hanno vietato la pratica. In Italia è molto difficile che venga estesamente utilizzata la tecnica del fracking a causa della mancanza di rocce adatte.
Negli ultimi anni, a partire dal 2007, le nuove tecniche di estrazione come il fracking si sono sviluppate molto negli Stati Uniti e hanno portato a un vero e proprio boom petrolifero in alcuni stati come il North Dakota[10], mentre i prezzi dell’energia si sono mantenuti bassi.
Foto: la polizia in tenuta antisommossa intorno al pozzo esplorativo vicino a Balcombe, Inghilterra meridionale, 20 agosto 2013.
(LEON NEAL/AFP/Getty Images)
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/09/il-fracking-nel-regno-unito/
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