Il consenso e il riequilibrio dei poteri in America

Loading

Ci si deve tuttavia chiedere come mai il presidente cerca con insistenza il benestare del Congresso, pratica non usuale nella tradizione americana. È vero che la Costituzione attribuisce al Congresso il potere di «dichiarare la guerra» e di «stabilire le norme per gli interventi militari» (art.1), mentre il presidente è solo «il comandante in capo delle forze armate» (art.2), ma nella pratica politica del dopoguerra il potere presidenziale in materia militare ha quasi sempre prevalso sulle prerogative del Congresso. Così è stato con il via libera di J. F. Kennedy alla spedizione su Cuba preparata sotto Eisenhower, l’escalation di Lyndon Johnson in Vietnam giustificata con l’incidente del Golfo del Tonchino, fino a G. W. Bush che ha fatto ricorso alla formale dichiarazione di «guerra al terrorismo» per avere mano libera in Iraq. Ma l’attuale rivincita del Congresso rispetto alla presidenza in materia estera e militare non è dovuta tanto al richiamo costituzionale, quanto a motivazioni riconducibili al consenso democratico. Gli americani sono in maggioranza contrari all’intervento militare: il decennio post Torri gemelle ha generato un insostenibile aumento della spesa pubblica, ha contribuito alla crisi economica, ed è costato un alto prezzo di sangue per decine di migliaia di giovani. Malgrado ciò, il ruolo degli Stati Uniti come garante dell’ordine mondiale si è andato progressivamente offuscando, ed è radicalmente mutata la scala delle priorità internazionali. All’interno gli americani non si percepiscono più come i guardiani della libertà nella Guerra fredda, né come gli alfieri della guerra al terrorismo per «esportare la democrazia» secondo i moduli bushiani. Viceversa, indirizzano i loro interessi prevalenti verso la ripresa, l’occupazione e le disuguaglianze sociali. Ancor più del passato, i concreti risultati economici prevalgono sulla visione che gli Stati Uniti devono avere nel mondo. Ed è proprio sulla base di tali interessi nazionali che oggi si orientano i membri del Congresso, molto più sensibili agli umori dell’elettorato che non alle direttive di partito. Questa è la democrazia americana, una democrazia appunto non solo per definizione teorica, ma in particolare per il nesso diretto tra eletti ed elettori (come del resto si è visto anche nel Parlamento inglese con la sfiducia al premier David Cameron). I membri della Camera e del Senato sanno cosa vogliono le constituency a cui i Rappresentanti devono rispondere ogni due anni e i Senatori ogni sei. Obama, pur lontano da mire egemoniche internazionali, è costretto a tenere fede a quella «linea rossa» sull’uso dei gas che ha affrettatamente proclamato quale elemento decisivo per l’intervento in Siria. Si sente inoltre il supremo depositario del ruolo e dell’immagine che ancora oggi la superpotenza americana esercita sull’intero globo con la forza economica e militare di cui dispone. Diversamente dai congressmen che devono fare i conti con la democrazia elettorale, il presidente è meno vincolato dall’opinione pubblica non dovendo più chiedere i voti per la terza rielezione. Nelle democrazie anglosassoni, ancora una volta, il consenso costituisce il collante degli equilibri tra i poteri costituzionali, la chiave di volta per comprendere quello che accade negli Stati Uniti tra il presidente Obama e la controparte parlamentare.


Related Articles

Il Pd avvia i contatti per l’ingresso nel Pse

Loading

BRUXELLES Dopo anni di ipotesi e polemiche il Partito Democratico è oramai pronto ad entrare nel Partito del Socialismo Europeo (Pse). Le trattative, che probabilmente porteranno ad un cambio di nome e in parte anche di politiche del partito europeo, sono iniziate ieri a Bruxelles, in occasione del tradizionale vertice del Pse che precede il summit Ue.

LA MALEDIZIONE DELLA GERMANIA

Loading

Troppo piccola per dominare l’Europa, troppo grande per concertarne l’equilibrio. La maledizione fondativa che segna la Germania non cessa di irradiarsi su noi europei, tedeschi inclusi.

Pareggio Merkel-Steinbrück Ma così lo sfidante perde

Loading

Il duello doveva servire a recuperare 15 punti di svantaggio 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment