Il Cavaliere: via dalla Giunta 10 senatori

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ROMA — Non si presenterà davanti alla Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama, venerdì prossimo 4 ottobre, nonostante il presidente del Senato abbia anche autorizzato la diretta tv dei lavori. Nella memoria difensiva presentata ieri ha scritto nero su bianco che non vede «nessuna utilità» «nel partecipare ad un giudizio del quale si sia già previamente conosciuta la sua conclusione. La presenza delle parti, dell’interessato, e di un avvocato non sarebbe che una mera sceneggiata in un copione già ampiamente scritto». Per questo motivo l’ex premier ha chiesto la ricusazione di dieci senatori che fanno parte della Giunta, esponenti di Pd, Sel e M5S, compreso il presidente che è anche relatore sul caso, Dario Stefàno, «visto che hanno già ampiamente anticipato il proprio parere sull’esito del giudizio che andranno a esprimere nella camera di Consiglio». Berlusconi ha portato alcuni esempi: «Il senatore Casson (Pd) non solo già anticipava che voterà per la decadenza, ma negava il ruolo di terzietà della Giunta», elenca il Cavaliere. «Addirittura il Movimento 5 Stelle ha prospettato più volte una posizione comune di tutto il gruppo a favore della immediata decadenza, sottolineando quindi trattarsi di una decisione politica». E ancora, vengono citati Pezzopane (Pd) e Pagliari (Pd).
Berlusconi si appella al giusto processo, visto il carattere «giurisdizionale» della Giunta, e osserva che «in linea astratta» anche chi si sia espresso in suo favore viola il principio di terzietà. Poiché però una vera e propria ricusazione non è possibile, cioè non è possibile sostituire i membri della Giunta, Berlusconi ha chiesto le dimissioni dei componenti «che hanno già espresso il proprio convincimento, in particolare i senatori Stefàno (Sel), Pezzopane (Pd), Buccarella (M5S), Casson (Pd), Crimi (M5S), Cucca (Pd), Fuksia (M5S), Giarrusso (M5S), Pagliari (Pd), Moscardelli (Pd)». Il passo indietro permetterebbe, sottolinea, «la formazione di un collegio giudicante quantomeno apparentemente imparziale».
Fuori dalla «black list» dei senatori Pd tre senatrici: Isabella De Monte, Rosanna Filippin e Doris Lo Moro.
La richiesta di Berlusconi comunque non è nuova e soprattutto ha già avuto una risposta chiara e di stop dal presidente del Senato, Piero Grasso, lo scorso 3 settembre. Era stato il presidente dei senatori pdl, Renato Schifani, a chiedere a Grasso di valutare il cambio di alcuni membri della Giunta. «Il presidente del Senato — fu la replica, a stretto giro di posta, di Grasso — ha il potere di rinnovare i componenti della giunta per le elezioni solo in determinati casi». Tra questi «certamente non rientra l’espressione di opinioni sulle questioni sottoposte alla valutazione della giunta e che, nel caso specifico, sono emerse da esponenti di tutte le forze politiche».
Nella memoria di Berlusconi si ripropongono in larga parte le istanze già bocciate nella proposta del relatore pdl, Andrea Augello. Si ribadisce cioè l’incostituzionalità della legge Severino e la necessità di sottoporla alla Consulta. Inoltre si chiede di sospendere «il giudizio in attesa della decisione della Corte europea» presso la quale è stato presentato un ricorso contro la retroattività della legge Severino e che dovrebbe decidere «in tempi assai ravvicinati, ovvero nell’ordine di pochi mesi».


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