Il Cavaliere: subito al voto, io in forma

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ROMA — «Non sono stanco di combattere, sono in piena forma. Stanotte, dopo 59 notti in cui non riuscivo a dormire, sono riuscito a dormire: per dieci ore di fila. Sono pronto a riprendere la battaglia. Siamo in un frangente difficile per il Paese. I signori della sinistra hanno il vizio di ribaltare la realtà». Il giorno dopo lo strappo, Silvio Berlusconi tira un respiro di sollievo, tornando a indossare i panni del gladiatore: «Resto in campo per offrire un’alternativa a poteri non democratici — perché non eletti dal popolo — che vogliono irresponsabilmente mettere in ginocchio il nostro Paese».
Tuttavia, la mossa è stata criticata duramente anche dagli elettori rimasti sconcertati e non sarebbe stata condivisa da tutti i parlamentari. Del resto, a Berlusconi non è sfuggita la voce secondo cui oggi, durante l’assemblea congiunta di deputati e senatori, qualcuno potrebbe lanciare la proposta di creare due gruppi, da un lato i falchi dall’altro le colombe. Ecco perché decide di spiegare la propria scelta con tre distinte sortite: telefonando a una manifestazione del Pdl a Napoli, rilasciando una lunga nota sul sito di Forza Italia e concedendo, da ultimo, un’intervista a Studio aperto il Tg di Italia1. In tutti i casi, la linea è la stessa: spiegare per scongiurare le divisioni («Non ci sono falchi né colombe, non c’era altra possibilità. Ho chiesto ai nostri ministri di non essere complici del misfatto»). Pertanto: nessun passo indietro, la crisi non è un dramma, voglio le elezioni subito, non potevamo cedere sulle tasse a favore di chi non rispetta i patti, no a un governicchio formato da traditori e transfughi, spero che nulla e nessuno ci dividerà e che i moderati sapranno restare uniti alle elezioni.
Il Cavaliere respinge l’accusa di irresponsabilità verso il Paese, e cioè nega che «la caduta di governo sia un fatto drammatico». Non è vero, obietta il Cavaliere: «Quando ero imprenditore i governi duravano in media undici mesi e quando un governo cadeva noi imprenditori eravamo felici perché per un po’ non c’erano danni. Questa cosa della continuità è un imbroglio come quella dello spread». Anche la circostanza che ha dato inizio a tutto, cioè le dimissioni dei parlamentari, va inquadrata a suo giudizio all’interno di una cornice politica perché, chiarisce, «sono state consegnate ai capigruppo e a me e non ai presidenti di Camera e Senato» e costituiscono «un grido di dolore per la democrazia ferita da una serie di ingiustizie che sto subendo e anche una reazione a comportanti insultanti e offensivi dei nostri di governo del Pd». Respinge anche, Berlusconi, l’accusa di essere un ribaltafrittata fatta dal premier. «Letta — argomenta — pur provenendo da una tradizione cattolica e democratica sembra avere preso tutti i vizi della sinistra di cui adesso fa parte, cioè quello di ribaltare la realtà a proprio vantaggio». Il Cavaliere osserva, infatti, che «proprio Letta e il Pd hanno imposto sconsideratamente il blocco delle attività di governo e riversato sugli italiani il costo dei loro errori di politici». E si domanda retoricamente: «Come potevamo restare alleati di un presidente del Consiglio e di un partito che per una sorta di rappresaglia verso i moderati decidono di fare pagare ai cittadini un aumento delle tasse assolutamente evitabile?». Nonostante questo, preannuncia che «se il governo proporrà una legge di stabilità realmente utile all’Italia, noi la voteremo; se bloccheranno l’aumento dell’Iva senza aumentare altre tasse noi le voteremo, se come si sono impegnati a fare taglieranno la seconda rata dell’Imu noi voteremo favorevolmente».
Lorenzo Fuccaro


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