Il Cavaliere “impannellato”

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 IL TERMINE “impannellamento”, invero poco lusinghiero, fu coniato da Craxi, che fino all’ultimo rifiutò di sottoporsi a tale pratica vagamente penitenziale — e forse oggi si può dire che mal gliene incolse, specie quando gli fu consigliato di andare in carcere, e proprio da lì dentro trarre slancio per la sua battaglia contro Mani Pulite. Da non violento, Pannella adora infatti la via socratica. La mise in atto, anche efficacemente, con Enzo Tortora; mentre con Toni Negri gli venne male perché dopo averlo fatto eleggere, e quindi togliendolo dalla galera, Pannella promise con enfasi al Parlamento che il professore si sarebbe costituito: “Lo avrete in vincoli!”. E invece quello non solo scappò definitivamente in Francia, ma in un successivo libricino, “L’Italie rouge et noire” (1985), coprì d’insulti il povero Pannellone, pure arrivando ad augurarsi che ci lasciasse la pelle in qualche sciopero della fame.
Anche per questo suona poco credibile che l’altro giorno Pannella abbia suggerito a Berlusconi di firmare i referendum e poi di squagliarsela all’estero. Ieri, piuttosto, si è concesso il lusso, la rivalsa, l’auto-indennizzo e un po’ anche lo sfizio di mettere in scena l’inedita e sorprendente pièce del Cavaliere impannellato.
Ossia, gli ha costruito un set tanto più scomodo, per lui che odia parlare avendo gente alle spalle, quanto più spettacolare. Gli ha poi modulato un format politico che tornerà utile ai “suoi” referendum. Ma soprattutto, gli ha assegnato una parte: quella della vittima da esporre come trofeo della propria coerenza.
Non si pensi che tutto questo è cinismo, configurandosi semmai come qualcosa di più e di meno. Berlusconi, che in queste faccende non è una mammoletta, ha cercato disperatamente di reagire mostrandosi disinvolto protagonista, ma con Pannella ci vuol altro che darci dentro con la parlantina o allargare le braccia a beneficio delle tv.
Quell’omone con la coda di cavallo giallastra e vestito come sempre in modo del tutto improbabile incombeva su di lui accentuandone la figura di attempatissimo damerino.
Il filmato, in provvida visione sul sito di Radio radicale, offre un documento sensazionale. Più Berlusca fa l’amicone e più Pannella gli afferra la mano, se la tiene, quindi lo tocca e ritocca sulle spalle e a un certo punto perfino su una coscia, sotto il tavolo. Per non dire del fetido sigaraccio che, del tutto ignaro del maniacale igienismo del Cavaliere, gli sfumacchia sotto il naso.
Più volte lo interrompe tonante, “Siiiilvio!”, oppure lo prende in giro, sempre rubandogli la scena. Altrimenti se lo guarda con un misto di orgoglio e diffidenza, sardonico e condiscendente ad un tempo. Quando Berlusconi si permette una battutina — “noi due vecchietti” — Pannella gli fa tanto di occhiacci: “Io — proclama — sono un vecchio ragazzo di strada!”, il che pare difficile da smentire, e infatti si prende di prepotenza l’ultima parola, che poi è un gestaccio a freddo, e quindi purtroppo bossiano, comunque rivolto a Marco Travaglio, della cui popolarità il primo e unico Marco deve sentirsi in qualche modo geloso. Ma poi è talmente sicuro di sé da autodefinirsi: “Il servo di Berlusconi”.
Tra i due leader ci sono vent’anni di alti e bassi. Qui ci si limita a ricordare che Pannella è certo stato il primo a mettere in guardia il Cavaliere facendogli balenare non tanto il carcere, quanto la triste fine del tycoon Bob Maxwell, misteriosamente scivolato giù dalla sua barca nelle acque dell’oceano.
Tale ardore protettivo e cavalleresco rende gloria al personaggio, anche perché rivolto a tutti. Giusto quarant’anni fa (1973), in quello che Pasolini definì “il manifesto del radicalismo moderno”, Pannella compilò la lista di quelli che amava e quindi era pronto a difendere in nome del diritto: gli obiettori di coscienza, i fuorilegge del matrimonio, i capelloni sottoproletari anfetaminizzati, gli omosessuali, i veri credenti, le femministe, i paria, gli emarginati. Nel ventennio seguente altre scandalose figure completarono la lista: ex preti e monache, pornostar, parlamentari inquisiti, neofascisti, brigatisti, mafiosi e drogati in galera, carcerati in generale, ma anche agenti di custodia. Che nell’elenco della nobile pietà sia oggi entrato Berlusconi forse dice più di quanto l’ennesimo impannellamento possa far pensare a prima vista.


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