by Sergio Segio | 13 Settembre 2013 6:41
Da tempo, nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama le battaglie comuni, a cominciare da quella contro Silvio Berlusconi, hanno avvicinato M5S e Sel. Ora però si avvicina una prospettiva che potrebbe far risorgere gli antichi rancori tra i leader. Perché si fa sempre più concreta un’ipotesi, alla quale stanno lavorando senatori di Sel e colleghi a 5 Stelle con la valigia in mano: creare un gruppo autonomo a Palazzo Madama. Anche alla Camera le manovre dei «dissidenti» sono sempre più stringenti: a fronte di 6-7 deputati irrequieti, ne starebbe arrivando almeno uno a dar man forte ai colleghi fuoriusciti, Adriano Zaccagnini, Vincenza Labriola e Alessandro Furnari. Decisione che farebbe raggiungere il numero magico di 4 (la soglia è 10, ma anche i socialisti hanno ottenuto la deroga) che consentirebbe la nascita di una componente autonoma degli ex 5 Stelle alla Camera (in questo caso senza l’aiuto di Sel).
Ai piani alti del Movimento sono sicuri: «Ci sono almeno 4 senatori che hanno già deciso di uscire dal gruppo». E fanno anche i nomi: Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Alessandra Bencini (ancora incerta). Altri aggiungono nel gruppo anche Mario Giarrusso, ma il vulcanico avvocato non sembra della partita. Parallelamente, i senatori di Sel stanno facendo i conti. Sono 7, compreso la presidente del gruppo Loredana De Petris. La soglia per formare un gruppo autonomo al Senato è di 10: basta quindi aggiungere almeno uno dei 5 Stelle attualmente nel Misto, Adele Gambaro, e un paio dei prossimi ad abbandonare il gruppo (che, come si è visto, sono 3-4), per arrivare al risultato. Colloqui e contatti si moltiplicano ancora in queste ore. Che l’operazione si compia immediatamente è improbabile. «Aspettiamo il casus belli , un segnale», dice uno dei possibili transfughi. Molti degli irrequieti sono disposti ad uscire solo in vista di un’operazione politica concreta. Cioè solo in caso di caduta del governo. In quel caso, il gruppetto ribelle potrebbe nascere per dare il sostegno all’esecutivo in cambio di un programma che abbia al suo interno almeno 2-3 punti già inclusi nella piattaforma elettorale dei 5 Stelle. E potrebbe più agevolmente respingere le prevedibili critiche di chi è pronto ad accusarli di volere passare al «nemico» per soldi.
Se al Senato le trattative sono ben avviate con alcuni esponenti di Sel, alla Camera i contatti sono continui. Le operazioni sono collegate e tra gli irrequieti si fanno i nomi di Alessio Tacconi, Paola Pinna, Walter Rizzetto, Ivan Catalano, Gessica Rostellato e Marta Grande. Ma anche di Tancredi Turco, che ieri al Secolo XIX ha detto: «Proponiamo l’alleanza con il Pd».
Intanto, l’ufficio di presidenza della Camera ha irrogato una sanzione di 5 giorni di sospensione a 12 deputati M5S: erano gli autori della protesta, venerdì scorso, contro la modifica dell’articolo 138 della Costituzione. I contestatori avevano passato una notte sui tetti, srotolando uno striscione.
Alessandro Trocino
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