I 100 anni di Laura Lombardo Radice e lo stato delle carceri

Loading

Laura, insegnante, partigiana e donna di cultura, decise negli anni ’80 di impegnarsi per il sostegno e recupero delle persone recluse, mettendo a disposizione le sue competenze educative, la sua passione civile, la sua sensibilità umana. Erano gli anni della speranza e del riscatto. Dopo la stagione delle lotte civili e del pensiero critico che aveva passato al vaglio le istituzioni totali, dal manicomio al carcere a tutti i luoghi di «contenimento e reclusione dei corpi», per dirla con Foucault, si era aperto in tutto l’occidente un grande dibattito sulle riforme necessarie ad umanizzare il carcere e sulla funzione sociale della pena.

La legge Gozzini in Italia aveva aperto la strada a una svolta che tentava di minare le radici ideologiche della carcerazione rivalutando nella sua pienezza la parola recupero e rigettando la politica del rifiuto e della vendetta.
In quegli anni sono nate le associazioni che cominciarono a occuparsi di diritti dei carcerati, tra queste Ora d’aria, di cui Laura fu tra i protagonisti, che per prima promosse circoli culturali dentro i penitenziari. In quasi tutte le carceri italiane agivano gruppi di volontari che organizzavano compagnie teatrali, attività sportive, recupero scolastico, formazione lavoro. Si era accesa la speranza che anche chi aveva sbagliato potesse avere una nuova opportunità. Furono emanate leggi che prevedevano il reinserimento sociale con canali preferenziali per gli ex detenuti, mentre la società cominciava a cambiare radicalmente, tanto da rovesciare in pochi anni il paradigma della decarcerizzazione. La tendenza a ridurre la carcerazione prevedendo pene alternative e la depenalizzazione dei reati minori venne interrotta dalla nuova destra che aveva cominciato a rielaborare i vecchi luoghi comuni sulla devianza in una veste nuova che andava sotto il nome di sicurezza. Per nessun altro termine la manomissione delle parole è stata così violenta e sfacciata.

La sicurezza sociale e anche quella civile erano stati bandiere dei ceti popolari che lottavano per il lavoro, l’istruzione e la sanità pubblica, i servizi sociali. Quando la sicurezza è stata rovesciata in ricerca spietata di un nemico, sia esso tossicodipendente, delinquente o immigrato, le porte del carcere si sono spalancate a nuove figure sociali che si pensava di recuperare con ben altri strumenti. Così le persone come Laura sono state messe un po’ in disparte, hanno visto arretrare le piccole conquiste che avevano prefigurato un carcere più umano e una pena più civile. Siamo arrivati al sovraffollamento disumano, ai suicidi a catena, alle sofferenze di una condizione che annulla la speranza di un riscatto. Contro questo accanimento ideologico vale la pena ricordare figure straordinarie come Laura, che con determinazione è passata dai banchi della scuola a quelli del carcere pensando che l’educazione e la cultura sono le risorse necessarie per provare a restituire un futuro a chi nella vita ha sbagliato.
* Arci Solidarietà Onlus


Related Articles

Il cardinal Poletti e Renatino

Loading

I misteri sono ancora ben lontani dall’essere svelati, ma il giallo relativo alla sepoltura di Enrico De Pedis, detto “Renatino”, uno degli ultimi capi della Banda della Magliana – il “Dandi” di «Romanzo criminale» -, tumulato nella basilica romana di San’Apollinare, ora di proprietà  dell’Opus Dei, si arricchisce di nuovi importanti dettagli: il via libera alla sepoltura nella chiesa venne dato espressamente dal cardinale Ugo Poletti, allora – siamo nel 1990 – vicario del papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana, e il Comune autorizzò la traslazione della salma dal Verano, dove si trovava, nella basilica di S. Apollinare, promossa surrettiziamente a territorio vaticano.

Usa, la Corte suprema boccia il Gps “Mai nelle indagini, viola la privacy”

Loading

La sentenza impedisce una condanna e annulla le inchieste della polizia. Tutto è partito dall’inchiesta su un proprietario di un night club accusato di traffico di droga

La casa a sua insaputa e la leggina salva-poltrona il boiardo sopravvissuto a 7 premier e 14 inchieste

Loading

Ercole Incalza. L’ascesa e la caduta dell’uomo che ha deciso i destini delle grandi infrastrutture in Italia

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment