Gruppi paramilitari con Alba dorata in Grecia torna l’Incubo del Golpe
Dopo il delitto del rapper di sinistra Pavlos Fyssas, si scopre che il partito neonazista Alba dorata, secondo i sondaggi la terza forza politica greca, è il braccio parlamentare di «un’organizzazione criminale con le caratteristiche di un’associazione per delinquere e con una struttura militare». Parole pesanti quelle del ministro dell’Interno Ioannis Michelakis, a Roma per un vertice a sostegno della collega italiana Cécile Kyenge, bersagliata da attacchi razzisti. Nonostante le denunce di numerosi intellettuali, la politica greca aveva ridotto a fenomeno marginale le scorribande delle squadre d’assalto, che imitavano le «camicie brune» del nazionalsocialismo, ritenendolo al massimo la folcloristica appendice della protesta contro i sacrifici imposti dalla crisi. Visione miope, anche perché nessuno ha voluto riflettere su un dato agghiacciante: nelle ultime elezioni, come aveva denunciato il settimanale To Vima, più d’un poliziotto su due aveva votato per Alba dorata. E ora, grazie alle confessioni di uno dei fondatori del partito, To Vima ha scoperto l’esistenza di squadre organizzate e violente.
Testualmente, «Alba dorata ha una struttura paramilitare di tremila uomini disposti a tutto. Inoltre è dotata di circa 50 falangi, con molti membri pronti a gettarsi negli scontri di piazza e altrettante squadre, di sei membri ciascuna, per compiere attacchi mirati sotto la guida di tre persone del partito». Tutto questo non sarebbe potuto accadere senza preziose complicità. Vengono i brividi a pensare che, seguendo le indagini sull’omicidio di Fyssas, vi sono state le dimissioni di due altissimi gradi della polizia, i generali Dikopoulos e Kaskanis. Durante un’operazione investigativa, a quanto pare, ad alcuni neonazisti è stato consentito di andarsene e di evitare l’ arresto.
Tardivamente, si sta cercando di correre ai ripari. È pur vero che l’assassinio del rapper ha interrotto la crescita di Alba dorata, ma ora ci si chiede se il partito possa sedere in Parlamento e se non debba essere dichiarato fuorilegge, visto che alcuni parlamentari sarebbero in stretto contatto con le strutture paramilitari e violente.
Antonio Ferrari
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