Gli studenti sconnessi delle scuole italiane Uno su due mai in Rete

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ROMA — Pochi soldi ma ben distribuiti? Sì e no. Nel day after della ripartenza dell’istruzione pubblica, con il decreto che rilancia la scuola mettendo fine alla stagione dei tagli, sono diversi i temi su cui si apre il dibattito politico e tecnico. Perché se il governo stesso ammette che i soldi da poter spendere non erano molti (400 milioni a regime), la questione è: i pochi fondi disponibili sono stati messi al posto giusto e per ciò che conta di più?
Connessione internet
I 15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole (anche se per il momento con priorità per le superiori) piacciono molto. Soprattutto se saranno spesi per potenziarla. Secondo un’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro, un alunno su due non ha mai usato Internet a scuola. Non solo, in base a una ricerca messa a punto da Skuola.net su dati Miur è l’assenza di collegamento wireless a Internet in tutto l’istituto (ce l’ha soltanto il 9,3 per cento delle scuole) a penalizzare la massa degli studenti per l’impossibilità di permettere a tutte le classi di accedere a materiali didattici e contenuti digitali in modo rapido e senza costi, come vorrebbe il ministero, senza doversi prenotare per andare nel laboratorio informatico. Non è che la tecnologia sia completamente fuori dalla scuola italiana, ma siamo ancora lontani dalle percentuali europee, come ci diceva alcuni mesi fa l’Ocse. Solo il 30 per cento degli studenti italiani utilizza le Ict, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, come reale strumento di apprendimento durante le lezioni di scienze, contro la media del 48 per cento degli altri Paesi dell’Ocse. E questo è solo un esempio.
Computer e tablet
Per Eurispes e Telefono Azzurro, un bambino su due non ha mai usato il computer anche se i computer nelle scuole, se non sono ancora per tutti, cominciano a diffondersi. Ci racconta Skuola.net che ce ne sono in media 27,4 per ogni scuola, con una forbice regionale che va dai 17,2 dell’Abruzzo fanalino di coda ai ben 39 della Puglia, leader seguita da Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio con circa una trentina. Non bastano, nonostante il finanziamento complessivo di 24 milioni di euro annunciato un anno fa dall’ex ministro Profumo che l’attuale ministro Carrozza sta cercando di spendere. Sempre secondo Eurispes, invece, alle medie e alle superiori ci sono laboratori informatici (94,6 per cento) e un sito Internet dell’istituto (94,3 per cento). Le lavagne multimediali (lim) sono abbastanza diffuse, presenti alle medie e alle superiori nell’81,2 per cento dei casi. Pochissimi, invece, i tablet, appena il 3,3 per cento.
Non siamo così indietro nella dotazione di questi strumenti ma computer e lim sono davvero utilizzati? Per Skuola.net, da un sondaggio condotto su duemila alunni, soltanto uno su dieci usa il pc in aula almeno una volta al giorno, uno su tre ci riesce una volta a settimana e uno su cinque una volta al mese. Il 39 per cento non ha mai usato il pc in aula lo scorso anno sebbene la scuola ne fosse dotata. Non va molto meglio per la lim: poco meno di uno studente su cinque la usa tutti i giorni, altrettanti una volta a settimana, gli altri sporadicamente. I 10 milioni previsti dal ministro Carrozza per la formazione dei docenti, anche riguardo alle competenze digitali, potrebbero aiutare. Se l’insegnante sa usare la tecnologia, la fa usare agli allievi.
Geografia e tecnici
La geografia generale ed economica, un’ora in più a settimana nel biennio degli istituti tecnici e professionali, non sembra entusiasmare. Se si voleva dare un segnale per la ripresa di una materia importante tagliata dai governi precedenti, è troppo poco. Ma lo è anche come segnale ai tecnici e professionali, sottolinea Elena Ugolini, sottosegretario al Miur nel governo Monti e preside al Malpighi di Bologna. «A un ragazzo che sceglie una scuola dove non si deve stare soltanto dietro a un banco, non gli dici: ti do un’ora di geografia in più alla settimana. Mi sarei aspettata — continua Ugolini — un po’ di soldi messi sui laboratori spesso chiusi perché mancano i tecnici e gli insegnanti tecnico-pratici. Avrei messo qualche soldo sulle reti che collegano istituti tecnici e professionali con le realtà produttive per far meglio l’alternanza scuola-lavoro. La dispersione scolastica, che nei tecnici e professionali è molto alta, si combatte offrendo ai ragazzi un’alternativa alla fuga. Avrei anche tolto dal patto di stabilità delle Regioni — conclude l’ex sottosegretario — i soldi per la formazione professionale, che nel decreto non è mai citata, anche in fase di orientamento dove viene considerato solo l’aiuto nella scelta dell’università».
Welfare e libri
Non saranno molti, con appena 15 milioni di euro, i ragazzi che potranno accedere a trasporti e ristorazione gratuita, come previsto dal decreto, ma il segnale è positivo. Troppo pochi, invece, dice l’associazione di consumatori Adoc, gli studenti che potranno avere i libri in comodato d’uso. Gli 8 milioni di euro stanziati, dice il presidente Lamberto Santini, «non sono sufficienti. Considerando che in Italia ci sono oltre 8 mila scuole secondarie ogni istituto riceverebbe in media mille euro, che bastano appena per quattro studenti, dato che la spesa media è di 250 euro per alunno».


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