Giunta, scontro tra alleati sul voto segreto Domani prima decisione

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ROMA — Esauriti metà degli interventi della discussione generale, la Giunta per le Elezioni e le Immunità di Palazzo Madama si avvia senza grandi scossoni procedurali al voto di domani sera sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi. La vera drammatizzazione del quadro politico, invece, si vive all’esterno della G iunta con le dichiarazioni del capogruppo Renato Schifani (Pdl) che accusa il Pd di voler far cadere il governo Letta passando dal voto sulla decadenza del Cavaliere e la replica piccata del segretario del Pd, Guglielmo Epifani: «Sappiamo cosa fare e lo faremo». È scontro poi anche sul probabile voto segreto dell’Aula che dirà l’ultima parola (a metà ottobre) sulle sorti del senatore Berlusconi.
In realtà, domani in tarda sera, i 23 componenti della Giunta (sulla carta 14 sarebbero favorevoli all’esclusione del Cavaliere dal Parlamento) dovranno votare sulla proposta del relatore Andrea Augello (Pdl) di convalidare l’elezione di Berlusconi nonostante la sua condanna a 4 anni per frode fiscale, che rientra nelle maglie della legge Monti-Cancellieri-Severino.
Già giovedì, però, se la proposta Augello dovesse essere bocciata, il presidente della Giunta, Dario Stefano (Sel), dovrà nominare un nuovo relatore (e tutto lascia pensare che nominerà se stesso, anche in forza di numerosi precedenti) per poi correre a Palazzo Giustiniani e «fissare d’intesa con il presidente del Senato giorno e ora della seduta pubblica» in cui verrà contestata a Silvio Berlusconi la convalida della sua elezione. Il preavviso è di 10 giorni. Per cui è presumibile che lunedì 30 settembre Berlusconi (che ha diritto a parlare per ultimo assistito da un suo avvocato) comparirà in seduta pubblica al Senato con tanto di diretta streaming. E solo a quel punto, dopo aver ascoltato il senatore contestato, la Giunta voterà a scrutinio palese la sua proposta di decadenza per l’Aula (che invece molto probabilmente voterà a scrutinio segreto).
Nella seduta di ieri si è verificato il solito schema: Pd (Pezzopane e Pagliari), Scelta civica e Movimento 5 Stelle (Buccarella) favorevoli all’applicazione senza se e senza ma della legge Monti-Cancellieri-Severino che, appunto, prevede la decadenza per chi riporta una condanna superiore ai 2 anni. Mentre il Pdl (D’Ascola e Giovanardi), sostenuto dalla Lega (Erika Stefani), ha continuato la sua battaglia contro l’applicazione della legge anti corruzione votata da tutto il Parlamento un anno fa.
I veri scossoni, dunque, ci sono stati fuori della Giunta. Tutto ruota intorno al voto segreto sulla decadenza di Berlusconi (basta la richiesta di 20 senatori per evitare lo scrutinio palese). Il Pdl ritiene che sia una garanzia per Berlusconi; invece il Pd (che in primavera non è riuscito a controllare, nel segreto dell’urna, 101 parlamentari ostili a Prodi presidente della Repubblica) chiede che tutto si svolga nel massimo della trasparenza soprattutto perché teme imboscate capaci di inquinare la votazione: «Il voto segreto può nascondere qualche forza politica che oggi si erge a paladina della legalità e poi nel segreto dell’urna può fare qualche strano giochetto e farlo ricadere sul Pd», azzarda la senatrice Stefania Pezzopane.
I grillini, però, superano tutti in velocità e già oggi presenteranno un disegno di legge per modificare il regolamento che mira a limitare solo ai temi etici il ricorso al voto segreto: «C’è tutto il tempo affinché il presidente del Senato convochi la Giunta del regolamento in modo da fare una proposta all’Aula», dice Maurizio Buccarella (M5S). Che aggiunge: «E visto che ci siamo presentiamo anche un ddl per sanzionare, con 10 giorni di sospensione e 20 se recidivi, i pianisti che imperversano in Aula».
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è possibilista: «Se c’è la possibilità di cambiare il regolamento le forze politiche possono trovare la forza di cambiarlo e non sarà il presidente del Senato a impedire questo». Ma la «forza» di cui parla Grasso sembra affievolirsi. Basta ascoltare Massimo D’Alema (Pd): «Sono per rispettare le leggi e il regolamento del Senato. O si cambia il regolamento o quello attuale va rispettato». E i 101 franchi tiratori del Pd? «Nel Pd non ci sarà alcun franco tiratore, per altri non so», tira dritto l’ex premier.
Dino Martirano


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