Equitalia, blitz contro i funzionari corrotti

by Sergio Segio | 20 Settembre 2013 8:04

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ROMA — Bastava avere il contatto “giusto” con qualche funzionario infedele e pagare, nemmeno troppo, per ottenere “la benevolenza” di Equitalia. Che fosse per la rateizzazione dei debiti in assenza di requisiti, per la rinuncia a pignoramenti o per alterazioni nelle posizioni contributive dell’Inps, poco importava: mille euro e tutto era risolto. Corruzione. Con questa accusa la procura della capitale ha disposto 29 perquisizioni a Roma, Latina, Genova, Napoli e Venezia in uffici di Equitalia ma non solo (i finanzieri hanno bussato anche alla porta dell’Inps).
Una storia che prende le mosse dall’inchiesta sulla dinastia di albergatori romani Roscioli. Gli investigatori delle Fiamme Gialle si sono accorti che, dietro a quella maxifrode, si celava la compiacenza di alcuni agenti dell’Erario. Cinque gli indagati, per ora: Roberto Damassa, ex dirigente della società di riscossione; Salvatore Fedele, attuale dipendente della sede di Roma (già ieri sospeso dal servizio); Romolo Gregori, legale rappresentante della società Gresa; Domenico Ballo, commercialista; e Alberto Marozzi, intermediario. Ma il sospetto dei pm è che questa sia solo la punta di un iceberg di un’attività corruttiva «minuta ma sistemica» messa in piedi da un gruppo di dipendenti infedeli. Non a caso le persone coinvolte dalle perquisizioni del nucleo di polizia valutaria sono tredici. Tra queste anche l’ex direttore regionale Equitalia del Lazio, ora in Liguria, Francesco Pasquini: i finanzieri hanno fatto visita anche a lui.
Stando a quanto accertato finora (molto altro i magistrati sperano di trovare valutando l’esito delle perquisizioni), i dipendenti infedeli di Equitalia non erano molto esosi: bastavano poche centinaia di euro per chiudere un occhio. Il fulcro di tutto il sistema, secondo l’accusa, era l’ex dirigente Roberto Damassa, responsabile di due rateizzazioni senza requisiti (beneficiari Marzia Pelone e la società Geress Srl) e di una terza in favore dell’imprenditore indagato
Romolo Gregori. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e i sostituti Francesca Loy e Francesco Ciardi nel decreto di perquisizione parlano di una manovra pianificata dall’ex dirigente insieme al mediatore Marozzi e «finalizzata alla manomissione di dati informatici contenuti negli archivi dell’Inps con il duplice scopo di consentire alla Gresa srl (riconducibile a Gregori) l’accesso alla rateizzazione dei debiti contributivi e la visibilità dei relativi versamenti anche in assenza di un effettivo rimborso da parte dell’azienda debitrice».
L’inchiesta è solo all’inizio. Equitalia, assicurando che prenderà tutte le iniziative «contro le eventuali responsabilità delle persone coinvolte per garantire la funzione pubblica degli agenti e la propria immagine », ha offerto collaborazione agli inquirenti. Ma per Beppe Grillo ce ne è già abbastanza per chiederne «l’abolizione: è un carrozzone. E non dovrebbe fare utili». Sulla stessa scia Massimo Bitonci, capogruppo della Lega in Senato: «Equitalia oggi mostra inequivocabilmente il suo vero volto: malleabile con i ricchi, forte e prepotente con i deboli. Va chiusa subito».

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