E da Poggioreale l’invito al Parlamento a meditare sull’amnistia

by Sergio Segio | 29 Settembre 2013 7:12

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Solleciterà il Parlamento ad affrontare con decisione la questione, «e mi auguro che venga ascoltato, venga letto, venga meditato con tutto il necessario sforzo e coraggio».
Ieri a Napoli, dove è tornato in occasione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario delle Quattro Giornate, Napolitano ha messo in cima all’agenda degli impegni una visita a Poggioreale, il carcere più sovraffollato d’Europa, il simbolo dell’invivibilità dietro le sbarre. E stravolgendo il programma che non prevedeva alcun suo intervento davanti alla platea di dirigenti ministeriali e della casa circondariale, poliziotti penitenziari e detenuti che lo hanno accolto e salutato, ha deciso di parlare per qualche minuto e di annunciare proprio da qui, perché «questo è il luogo adatto per farlo», l’imminente messaggio che conterrà anche quello che Napolitano definisce «un interrogativo» posto al Parlamento. E cioè «se esso non ritenga di dover prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, un provvedimento di indulto e di amnistia». Napolitano sottolinea che è «forse troppo ampio» il consenso necessario al Parlamento (la maggioranza dei due terzi) per varare indulto o amnistia. «Ma questo non deve essere un freno ad esaminare fino in fondo la necessità e la possibilità di questo provvedimento». E non solo, chiarisce, perché la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante nelle strutture carcerarie, ma perché «dobbiamo rispettare un imperativo umano e morale».
Ma non può farlo «d’autorità il presidente della Repubblica che non ne ha i poteri», e nemmeno «il governo da solo». Tocca al Parlamento. «Non voglio dirlo in una chiave politica di attualità», premette il capo dello Stato. «Ma certamente anche per questo noi abbiamo bisogno che il Parlamento discuta e lavori, non che il Parlamento ogni tanto si sciolga. Non abbiamo bisogno di campagne elettorali a getto continuo. Abbiamo bisogno di continuità nell’azione di governo, nelle decisioni, nei provvedimenti per risolvere i problemi del Paese. E se è gravissimo il problema della disoccupazione, soprattutto tra i giovani, è gravissimo anche il problema della condizione degradante che si vive in troppe carceri italiane».
Non osavano sperare tanto i detenuti che in rappresentanza dei circa 2.600 reclusi presenti a Poggioreale, hanno incontrato il presidente nella chiesa del carcere. Hanno saputo della visita pochissimi giorni fa, però sono riusciti ugualmente a confezionargli un regalo: un presepe realizzato artigianalmente da due giovani che stanno scontando condanne per rapina. Ma non sono stati loro gli unici che Napolitano ha incontrato. Perché prima di lasciare il carcere e dirigersi a Villa Rosebery, il presidente ha voluto fare un giro proprio dove ci sono le celle, visitando i detenuti dei padiglioni Avellino e Napoli. Nel primo gli hanno anche offerto il caffè. Il presidente ha accettato e apprezzato, tranquillizzando il detenuto che gliel’ha preparato. «È buono, è buono. Se non era buono nun m’o bevevo», gli ha detto dimostrando di non aver dimenticato la lingua della sua città.
Fulvio Bufi

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