“Distruggerli o coltivarli?” il dilemma degli ogm etici che divide gli ambientalisti

by Sergio Segio | 2 Settembre 2013 7:10

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ROMA — “Il riso che salverà un milione di bambini all’anno” titolava nel 2000 la copertina di Time.
Con i suoi chicchi dorati, ricchi di pro-vitamina A, la nuova varietà ogm non poteva che essere battezzata “Golden Rice”. Poche ciotole del cibo nazionale avrebbero salvato l’Asia da una carenza alimentare che provoca tra 250 e 500mila casi di cecità e morbillo all’anno, secondo l’Oms.
Oggi l’immagine del Golden Rice è un campo di steli divelti e calpestati. In uno degli appezzamenti sperimentali di Bicol, nelle Filippine, 400 attivisti hanno superato le recinzioni e si sono accaniti contro il “nemico” ogm a poche settimane dal raccolto. «Non vogliamo che i nostri bambini
vengano usati in questi esperimenti » ha dichiarato un manifestante a un giornale locale. E l’attivista indiana Vandana Shiva, all’indomani del raid, ha invitato il popolo anti-ogm a non fidarsi dei benefici promessi: il Golden Rice «è solo un cavallo di Troia». Vuole far cambiare opinione alla gente sugli organismi geneticamente modificati per favorirne l’invasione.
Ma il fatto che il Golden Rice punti a compensare una carenza alimentare grave e che l’Irri (l’International Rice Research Institute delle Filippine) sia un’organizzazione no profit pronta a distribuire gratis i semi ai contadini rendono la vicenda di Bicol peculiare rispetto alle normali proteste contro i cibi Frankenstein e lo strapotere delle multinazionali. «Quei manifestanti non erano contadini locali. Per i contadini delle Filippine uccidere una pianta di riso è un gesto di malaugurio» ha denunciato Raul Boncodin, responsabile del Dipartimento dell’agricoltura. «Gli altri ogm non hanno benefici apparenti per i consumatori. Il Golden Rice, per la prima volta, sì. È la bandiera dei possibili vantaggi che questa tecnica può regalare» spiega Giorgio Morelli, biologo molecolare vegetale dell’Accademia dei Lincei.
Andrea Sonnino è responsabile per la ricerca e la divulgazione agricola alla Fao: «Esistono molti ogm liberi da royalty. Ed esistono diverse specie vegetali biofortificate, cioè arricchite di sostanze nutrienti. Ma il Golden Rice è l’unico a unire entrambi gli aspetti». Nuove varietà studiate per combattere
carenze alimentari sono in sperimentazione: una banana ricca di ferro (finanziata dalla Fondazione Gates), manioca, sorgo e ancora riso alle vitamine o allo zinco. Ma nessun seme è arrivato al livello di sperimentazione avanzato del riso dorato, testato e migliorato a partire dal 2000. «In Africa esiste una patata dolce arancione, (ricca di pro-vitamina A, ottenuta con incroci tradizionali » spiega Sonnino. «Lo stesso frumento – spiega Fabio Veronesi, presidente della Società italiana di genetica agraria e docente all’università di Perugia – è stato arricchito di proteine attraverso il miglioramento genetico tradizionale. Ma credo che per gli ogm, in Europa, il problema dell’accettazione sia una questione quasi filosofica ».
Ottenere anche il Golden Rice solo con incroci tradizionali, non ogm, sarebbe stato possibile? «Non so se ci saremmo mai arrivati » ammette Domenico Pignone, direttore dell’Istituto di genetica vegetale del Cnr di Bari. «Le varietà vegetali di interesse agricolo nelle nostre banche sono 6 milioni. Conoscere le caratteristiche di ognuna per effettuare gli incroci giusti rischia di essere molto complicato e costoso». Nel caso del riso, secondo Morelli, «non esistono varietà naturali ricche di vitamina A. La strada degli incroci naturali non sarebbe stata percorribile ». L’accettazione degli ogm da parte del pubblico resta però una questione importante. Francesco Branca, che dirige il dipartimento della nutrizione all’Oms, nei confronti del Golden Rice ha qualche perplessità: «L’impatto positivo sulla salute può esserci, ma solo se la disponibilità e il prezzo dei semi ne consentono un uso diffuso. E se, ovviamente, agricoltori e consumatori accettano la novità».

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