Decadenza, oggi il primo verdetto

by Sergio Segio | 18 Settembre 2013 7:26

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ROMA — Stasera, il voto in giunta delle elezioni sulla relazione Augello, che intenderebbe convalidare l’elezione a senatore di Silvio Berlusconi nonostante la sua condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale. Poi, ai primi di ottobre, il vero voto (sempre in giunta) sulla decadenza del Cavaliere in forza della legge Monti-Cancellieri-Severino che esclude dal Parlamento i condannati a pene superiori ai due anni e che ieri è stata difesa a spada tratta dall’ex Guardasigilli Paola Severino: «Su quella legge c’era l’accordo di tutti». Infine, a metà ottobre, il passaggio più delicato nell’Aula di Palazzo Madama, dove la decisione definitiva sul seggio del leader del Pdl verrà presa a scrutinio segreto. Almeno se si rispettano i precedenti e il regolamento del Senato.
Per questo la battaglia sul caso Berlusconi presto si sposterà dalla giunta delle elezioni (dove il fronte anti Cavaliere dispone sulla carta addirittura di 15 voti su 23) a quella per il regolamento, che prima o poi verrà investita per sciogliere il nodo del voto segreto. Il regolamento recita: sulla «verifica dei poteri» (dunque anche sulla decadenza) il voto in Aula «deve» essere segreto. Ieri però si sono mossi i senatori grillini depositando un ddl firmato da Maurizio Santangelo che intende cancellare il voto segreto dal Senato. Parallelamente si è fatto vivo l’ex senatore dei Ds Giovanni Pellegrino che nel ‘93 presiedeva la giunta chiamata a giudicare l’autorizzazione a procedere contro Giulio Andreotti firmata dal procuratore Giancarlo Caselli: «Allora la giunta del regolamento prese atto di un mio parere e decise per il voto palese», ha detto, intervistato dall’Unità . Per poi aggiungere: «A mio avviso (questo precedente) dovrebbe valere anche per l’applicazione della legge Severino…». Ieri sera, poi, l’avvocato Pellegrino si è rivolto a Pietro Grasso: «Il presidente del Senato potrebbe chiedere alla giunta per il regolamento di estendere il parere che diede sul caso Andreotti anche alla decadenza prevista dalla legge Severino». Lo stesso Andreotti però si espresse a favore dell’autorizzazione a procedere mentre Berlusconi non accetta l’applicazione della legge anticorruzione; e poi il voto palese del ‘93 aveva come oggetto l’autorizzazione a procedere che non esiste più.
Grasso non sembra comunque impermeabile alle pressioni dei grillini e di una parte del Pd: «Se esiste una possibilità di cambiare le regole le forze politiche possono trovare la forza di farlo e non sarà il presidente del Senato a impedire questo», aveva detto Grasso prima che Pellegrino gli chiedesse di convocare la giunta del regolamento, di cui tra l’altro è il presidente. Ma è chiaro, il Pdl non tollererebbe strappi sul voto segreto mentre Massimo D’Alema (oltre a mezzo Pd più vicino a Letta) è molto tiepido su modifiche «in corso d’opera».
In questo clima che precede uno scontro cruento sul voto segreto, in giunta per le elezioni è stato notificato un ricorso al Pg della Cassazione firmato da un gruppo di avvocati «cittadini elettori», pare ispirati da Micaela Biancofiore (Pdl), che chiedono la nullità della condanna contro Berlusconi perché nel collegio della sezione feriale che lo ha giudicato c’era un giudice civile di troppo. Il fatto singolare, però, è la smentita di Palazzo Grazioli: «Il ricorso non è stato in alcun modo autorizzato dal presidente Berlusconi». Ed è naufragato anche il tentativo di Enrico Buemi (socialista eletto nel Pd) che ha proposto senza successo alla giunta di dichiarare fin da ora la decadenza di Berlusconi: ma non in forza della legge Severino bensì «in conseguenza» della sentenza di interdizione dai pubblici uffici anche se deve ancora essere pronunciata. Infine, ieri a Milano, dopo molti mesi di silenzio ha parlato l’ex Guardasigilli Severino: «Su questa legge, dopo un lungo e accurato approfondimento, eravamo tutti d’accordo, anche quando con il ministro Cancellieri, il presidente Monti e Patroni Griffi abbiamo varato il testo. Adesso la sua applicazione spetta al Parlamento. Certo, quando fai una legge tutto va bene finché non arriva nel tuo giardino».
Dino Martirano

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